La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (ratificata dall’Italia con la Legge 18/09) riconosce che «le persone con disabilità hanno il diritto di godere del migliore stato di salute possibile, senza discriminazioni fondate sulla disabilità», dunque impegna gli Stati a garantire questo diritto, e precisa anche che l’accesso ai servizi sanitari (compresi quelli nella sfera della salute sessuale e riproduttiva), tenendo conto delle «specifiche differenze di genere» (disposizioni enunciate nell’articolo 25 in tema di Salute, grassetti nostri nella presente e nelle successive citazioni testuali).
Il motivo per cui nella Convenzione sono state introdotte queste disposizioni è che il diritto alla salute delle persone con disabilità, e delle donne con disabilità in particolare, non è ancora garantito.
Questo fatto è stato rilevato anche dal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità nelle sue Osservazioni Conclusive del 2016, al primo rapporto dell’Italia sull’applicazione della già menzionata Convenzione ONU (punti 61 e 62) e il tema viene trattato anche nel Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea (adottato nel 2011 dall’Assemblea Generale dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità), che dedica ai diritti sessuali e riproduttivi un intero paragrafo (l’ottavo).
Lo scorso gennaio anche il FID, il Forum Italiano sulla Disabilità, è tornato ad intervenire così sulle discriminazioni che colpiscono le ragazze e le donne con disabilità: «L’invisibilità delle ragazze e delle donne con disabilità è la costante negativa che le caratterizza. […] Una invisibilità che è sia causa che effetto di discriminazione. Nella raccolta dei dati, nelle politiche di genere e di disabilità, nella struttura nazionale per lo sviluppo delle donne, nella partecipazione alla vita politica e pubblica, nel fenomeno della violenza e della violenza domestica, nell’educazione, nell’occupazione, nella salute, nello sport e nel tempo libero».
In tutti questi àmbiti, dunque, le donne con disabilità sono discriminate, come si legge nella Relazione inviata dal FID al Comitato CEDAW in vista del prossimo monitoraggio sull’attuazione della Convenzione ONU sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne in Italia. E più avanti: «Le donne con disabilità affrontano diverse barriere che ostacolano la parità di accesso all’assistenza sanitaria e ai programmi di prevenzione delle malattie. Il 5,8% delle donne con disabilità ritiene di avere esigenze insoddisfatte di visite medica rispetto al 4,7% degli uomini con disabilità e all’1,9% della popolazione femminile generale [fonte: EIGE, Gender Equality Index, 2020, N.d.R.]. La riconversione dei servizi sanitari sul trattamento del Covid-19 ha ulteriormente penalizzato l’accesso delle donne con disabilità ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e parto».
In questo quadro sconfortante abbiamo pensato fosse utile realizzare un repertorio dei servizi per la salute sessuale e riproduttiva preparati ad accogliere donne con disabilità.
Non possiamo affermare che esso sia esaustivo – anche perché il monitoraggio è stato effettuato attraverso i siti delle strutture sanitarie e in essi è ancora abbastanza infrequente trovare informazioni che considerino in modo specifico l’accesso ai servizi da parte delle persone con disabilità –, e tuttavia siamo disponibili ad aggiornarlo e ad integrarlo ogni volta che individueremo nuove esperienze virtuose. Crediamo infatti che conoscere le esperienze virtuose sia importante, perché aiuta a creare la consapevolezza che l’accesso ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva delle ragazze e delle donne con disabilità è un diritto. Ed è importante anche perché conoscere quelle esperienze può far venire la voglia di replicarle.
Invitiamo pertanto i Lettori a segnalare le esperienze virtuose che ci fossero sfuggite (all’indirizzo info@informareunh.it), e, soprattutto, ad impegnarsi affinché vengano replicate nei loro contesti, nel caso in cui si viva in un territorio scoperto da tali servizi.
Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente contributo è già apparso e viene qui ripreso, con alcune modifiche di contesto, per gentile concessione.
Per approfondire il tema trattato nel presente contributo, suggeriamo la consultazione della Sezione Donne con disabilità: diritti sessuali e riproduttivi nel sito del Centro Informare un’h. Più in generale, sul tema Donne e disabilità, oltre a ricordare il lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, segnaliamo anche la Sezione Donne con disabilità, anch’esso nel sito di Informare un’h.
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