Come raccontiamo ormai da un po’ di tempo sulle nostre pagine, il quarto Protocollo Aggiuntivo alla Convenzione di Oviedo (Convenzione sui Diritti Umani e la Biomedicina), redatta nel 1997 dal Consiglio d’Europa, sta suscitando, sin dal 2018, dure reazioni da parte delle principali organizzazioni impegnate sul fronte della disabilità, che ne denunciano quelle che vengono ritenute come vere e proprie violazioni della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Insieme a loro, gli ex utenti e i sopravvissuti della psichiatria, altre organizzazioni della società civile, alcuni organismi in seno al Consiglio d’Europa ed esperti delle Nazioni Unite, tra cui quelli del Comitato ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità, che monitora proprio l’applicazione della Convenzione ONU.
A tal proposito, basterà qui ricordare la lettera inviata tre anni fa al Segretario Generale del Consiglio d’Europa, da parte dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, insieme all’ENUSP (Rete Europea degli (ex-) Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria), ad Autism Europe, a Inclusion Europe, all’MHE (Mental Health Europe) e all’IDA (International Disability Alliance), nella quale si esprimevano «le più profonde preoccupazioni e contrarietà» all’adozione di quel progetto di Protocollo Aggiuntivo, sottolineando che «qualsiasi autorizzazione al trattamento coatto e all’istituzionalizzazione delle persone con disabilità costituisce una violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, in particolare degli articoli 14 (Libertà e sicurezza della persona), 15 (Diritto di non essere sottoposto a tortura, a pene o a trattamenti crudeli, inumani o degradanti), 17 (Protezione dell’integrità della persona) e 25 (Salute)».
«Inoltre – proseguiva la lettera – andando avanti con il suo progetto, il Consiglio d’Europa trascura le preoccupazioni sollevate dalla sua stessa Assemblea Parlamentare, la quale ha affermato che “la violazione della Convenzione ONU da parte del suo organismo di monitoraggio, istituito dal diritto internazionale, non solo minerebbe la credibilità del Consiglio d’Europa come organizzazione regionale per i diritti umani, ma rischierebbe anche di creare un conflitto esplicito tra le norme internazionali a livello globale ed europeo”».
E da ultimo, ma non certo ultimo, l’EDF e gli altri organismi avevano ritenuto «preoccupante che le organizzazioni di persone con disabilità non fossero state consultate in modo significativo in questo processo, così come prevede l’articolo 4.3 della Convenzione ONU in merito ai “processi decisionali riguardanti le questioni relative alle persone con disabilità”».
Ebbene, nonostante in questi ultimi anni le opposizioni e le azioni di pressione si siano allargate a macchia d’olio, coinvolgendo un numero sempre maggiore di organizzazioni, i quarantasette Stati Membri del Consiglio d’Europa hanno continuato a sostenere i lavori su quel progetto di Protocollo, arrivando all’approvazione di un progetto definitivo che sarà messo ai voti all’inizio di giugno, in seno al Comitato di Bioetica del Consiglio d’Europa, per l’adozione definitiva alla fine di quest’anno o all’inizio del prossimo.
Vista l’imminenza di tali scadenze, il Forum Europeo sulla Disabilità e l’Associazione Mental Health Europe, affiancate sempre da vari altri attori, hanno deciso di rafforzare gli sforzi per opporsi al progetto e chiedere il ritiro del Protocollo, lanciando a fine marzo un kit di strumenti di sostegno (toolkit) per l’azione contro il progetto discusso, con alcuni precisi obiettivi (è disponibile in italiano a questo link).
A livello nazionale , e su invito del FID (Forum Italiano sulla Disabilità), va ora segnalata l’azione della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che in questi giorni ha inviato una lettera formale al Presidente del Consiglio Draghi e ai Ministri Speranza (Salute), Di Maio (Affari Esteri e Cooperazione Internazionale) e Stefani (Disabilità), ricordando innanzitutto, a propria volta, le preoccupazioni e l’opposizione alla bozza di Protocollo Aggiuntivo «espresse dal Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, dal Relatore Speciale sui Diritti delle Persone con Disabilità, dal Relatore Speciale sul Diritto alla Salute, dal Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, da molte organizzazioni di persone con disabilità, organizzazioni per la salute mentale e per i diritti umani, dal Commissario per i Diritti Umani e dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa».
A proposito di quest’ultima, la FISH ne ricorda la «Risoluzione su come porre fine alla coercizione nell’àmbito della salute mentale, invitando gli Stati Membri ad avviare immediatamente la transizione verso l’abolizione delle pratiche coercitive nelle strutture di salute mentale». E anche la «Raccomandazione n. 2158, con cui l’Assemblea stessa ha invitato il Comitato dei Ministri a dirottare gli sforzi dalla redazione del Protocollo Aggiuntivo alla redazione di Linee Guida, per porre fine alla coercizione sempre nell’àmbito della salute mentale».
Tale iniziativa viene accostata dalla Federazione a quella promossa dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ovvero la Quality Rights Initiative, nonché «una prossima guida alle buone pratiche sui servizi di salute mentale, basati sulla comunità che promuovono i diritti umani e la cura».
«In vista dunque dei giorni di inizio giugno – conclude la FISH – durante i quali la rappresentanza dell’Italia presso il Comitato di Bioetica del Consiglio d’Europa sarà chiamata a votare la bozza finale del Protocollo Aggiuntivo alla Convenzione di Oviedo, certi che si continueranno a rispettare gli obblighi derivanti dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, facciamo appello affinché il nostro Paese si opponga all’adozione di tale Protocollo». (S.B.)
Sui contenuti del presente testo, suggeriamo anche la consultazione del documento curato da Giampiero Griffo, presente a questo link. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it (Gaetano De Monte).
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