Quando vedo qualcosa di utile nel campo dell’accessibilità alle cure mediche ne parlo, non resisto. Oggi tocca alla tesi di dottorato dell’architetto Erica Isa Mosca, presso il Politecnico di Milano. Si è inventata uno strumento per valutare il successo in sede ospedaliera della “progettazione universale”, il Design for all. Sempre più spesso, infatti, si parla di progettazione per tutti, ora c’è uno strumento per valutare se funziona.
Classe 1992, Erica Isa Mosca è recentemente dottorata al Politecnico e collabora con il gruppo di ricerca Design & Health Lab del Dipartimento ABC, coordinato da Stefano Capolongo. Si occupano del rapporto tra ambiente e salute, «dove la progettazione inclusiva diventa un tema fondamentale per la promozione del benessere dei diversi utenti», specifica Erica. Si parla di benessere, l’approccio mi alletta.
L’architetto è puro entusiasmo e devo contenere i virgolettati rispetto alla sua preparazione. Limito a questo: «Formata anche in Belgio, Stati Uniti e membro cooptato del Consiglio Direttivo dell’Associazione Design for all Italia».
La sua tesi prende in considerazione il rapporto persona ambiente e la disabilità come interazione fra persona e contesto, quindi scandaglia quale impatto può avere la progettazione per tutti, cioè quella pensata per creare ambienti fruibili indipendentemente dall’età, il genere, la condizione di salute e via dicendo.
Ripeterlo non è mai abbastanza. In buona sostanza: se un ambiente favorevole migliora la disabilità, il Design for All contribuisce al benessere della persona? In teoria sì e in pratica anche, ma la dottoressa Mosca ha cercato un sistema per comprendere oggettivamente come l’ambiente pensato per tutti interagisca con le persone. Dati concreti e imparziali, per fornire informazioni volte a migliorare ulteriormente l’applicazione della progettazione universale.
Erica ha condotto dunque una ricerca per valutare, con approccio scientifico, quanto un edificio progettato in modalità for all abbia fornito evidente benessere per tutti in maniera oggettiva. Per riuscirci ha sviluppato uno strumento chiamato Design for all AUDIT (ove l’acronimo AUDIT sta per Assessment Usability Design & Inclusion Tool, letteralmente “Strumento di progettazione e inclusione per la valutazione dell’usabilità”). Vale a dire che, partendo dai pochi metodi esistenti per analizzare l’ambiente, ha elaborato uno strumento nuovo per valutare la qualità fisica, sensoriale-cognitiva e sociale, attraverso un apparato che considera le performance sul campo.
Confrontando l’accurato insieme di parametri e criteri comprovati di valutazione di un edificio con esperienze pratiche e consultazioni con operatori del settore, ha ideato un sistema in cui le strategie progettuali sono raccolte in schede di valutazione degli spazi, che fanno emergere la corrispondenza oggettiva ai criteri del for all.
Fuori dalle ellissi tecniche il succo è questo: con il suo strumento, se una cosa è progettata for all, si comprende se è veramente tale. Applicando cioè questa metodica, si ottengono dati oggettivi che poi vengono trasferiti ai progettisti e ai dirigenti delle strutture, per applicarli nella quotidianità a strutture esistenti o in fase di progettazione.
Raggruppando queste due fasi, quella di valutazione e quella di trasferimento dei risultati acquisiti per la promozione, il benessere e l’inclusione di tutti gli utenti, lo strumento Design for all AUDIT si presenta come un servizio a disposizione degli Enti interessati, per realizzare una progettazione per tutti realmente efficace, una progettazione basata su precisi riscontri oggettivi di riuscita.
Ad oggi lo strumento è stato testato nell’Ospedale americano Oishei Children’s Hospital di Buffalo (Stato di New York) e nell’Ospedale Humanitas di Rozzano (Milano).
Mosca, insieme al Design & Health Lab del Politecnico di Milano, sta ora proseguendo con l’applicazione del dispositivo sia sulla valutazione di strutture sanitarie esistenti, sia in àmbito di nuove progettazioni.
Fra gli obiettivi di Design for all AUDIT ivi è lo stimolo alla creazione di una start-up, per rendere effettivo il supporto a studi di progettazione e ad aziende nell’applicazione del Design for all per diverse tipologie di edifici.
Con il suo giovanile entusiasmo, la ricercatrice suggerisce: «Con l’utilizzo di Design for all AUDIT le organizzazioni possono ampliare il proprio mercato e fidelizzare i clienti, aumentando la soddisfazione e la produttività di dipendenti e utenti, creando un ambiente inclusivo e fruibile equamente da tutti».
Mi pare che lo strumento congegnato dalla dottoressa Mosca con l’avallo del gruppo di ricerca del Politecnico di Milano conferisca sostanza e concretezza all’idea della progettazione universale. Penso infatti che ogni imprenditore vorrebbe lavorare su progetti che ne predispongono ampiamente la riuscita. Quale migliore stimolo per investire ancora di più nella progettazione per tutti?
Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Lo strumento che valuta il benessere del design for all”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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