Pensieri e parole sui pregiudizi: come si diffondono e come smontarli

«Un luogo virtuale in cui si parla di benessere psicologico e salute mentale, di tossicodipendenza e dipendenze patologiche, di disabilità, di minoranze etniche e religiose, di orientamenti sessuali, di questioni di genere e di tanto altro, tramite temi trattati in modo semplice, ma non semplicistico, per sfatare falsi miti, smontare pregiudizi e superare stereotipi, con la voce dei protagonisti e il parere degli esperti»: è questo il progetto “Le lenti del pregiudizio”, che ha ora lanciato la rubrica denominata “Pregiudizi: pensieri e parole”, destinata a diventare un appuntamento fisso

Immagine pubblicata nella pagina Facebook delle "Lenti del pregiudizio"

Una delle immagini pubblicate nella pagina Facebook delle “Lenti del pregiudizio”

Abbiamo già avuto modo di occuparci qualche mese fa del progetto Le lenti del pregiudizio e dell’omonimo blog, «luogo virtuale – come viene presentato – in cui si parla di benessere psicologico e salute mentale, di tossicodipendenza e dipendenze patologiche, di disabilità, di minoranze etniche e religiose, di orientamenti sessuali, di questioni di genere e di tanto altro, tramite temi trattati in modo semplice, ma non semplicistico, al fine di sfatare falsi miti, smontare pregiudizi e superare stereotipi, raccogliendo la voce dei protagonisti e il parere degli esperti (docenti universitari, psicologi, medici, psichiatri e così via)».
Un blog, constatiamo tra l’altro con piacere, che nel parlare di disabilità dichiara di rifarsi a un documento prezioso come il Decalogo della buona informazione sulla disabilità, elaborato da Franco Bomprezzi, direttore responsabile del nostro giornale sin dagli inizi e fino al giorno della sua scomparsa, il 18 dicembre 2014, un documento pubblicato addirittura alla fine degli Anni Novanta, ma ancora – e vien da dire purtroppo – pienamente attuale (lo si legga nel box in calce).

«La nostra mission – dichiara Katia Caravello, insieme alla quale compongono lo staff redazionale delle Lenti del pregiudizio Daniela Fiordalisi  e Carlo Duò – è combattere pregiudizi e stereotipi dove fanno più danni, con gli strumenti della scienza e della conoscenza. Crediamo che questa sia l’unica strada per liberarsi di quelle lenti che, indossate inconsapevolmente, deformano la realtà, influenzando opinioni, scelte e relazioni interpersonali».

In queste settimane Le lenti del pregiudizio ha lanciato la nuova iniziativa denominata Pregiudizi: pensieri e parole, «rubrica – spiega Caravello – che vuole essere uno spazio in cui approfondire temi delicati attorno ai quali insistono pregiudizi e stereotipi che fanno male, non solo a chi ne è oggetto, ma alla società nel suo complesso. Lo faremo dialogando con esperti, giornalisti e raccogliendo voci di strada, singoli cittadini e reti sociali. Il nostro intento è quello di far diventare la rubrica un appuntamento regolare, da trasmettere dall’autunno in diretta sui nostri canali social».
Nel primo video già diffuso in YouTube (disponibile a questo link), si parla di come si diffondono pregiudizi e stereotipi e di come influenzano la vita dei singoli e della collettività, riflettendo anche sul ruolo giocato dai media. Protagonisti del video sono Pina Lalli, ordinaria di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi all’Università di Bologna e Chiara Ludovisi, redattrice della testata «Redattore Sociale».

Vale la pena infine di segnalare in conclusione che Le lenti del pregiudizio ha ottenuto il sostegno di varie realtà culturali e associative, tra cui l’Associazione Culturale Firstmaster di Roma, Ebookecm e Ebookscuola, l’Istituto Luigi Configliachi per minorati della vista di Padova, l’Associazione GiULia (GIornaliste Unite LIbere Autonome di Roma), l’Associazione fra professionisti Extrafondente di Bologna e l’Associazione Culturale EOS anch’essa del capoluogo emiliano. (S.B.)

Per ogni informazione e approfondimento: Katia Caravello (katia.caravello@lelentidelpregiudizio.it).

Decalogo della buona informazione sulla disabilità
1)
Considerare nell’informazione la persona disabile come fine e non come mezzo.
2) Considerare la disabilità come una situazione “normale” che può capitare a tutti nel corso dell’esistenza.
3) Rispettare la “diversità” di ogni persona con disabilità: non esistono regole standard né situazioni identiche.
4) Scrivere (o parlare) di disabilità solo dopo avere verificato le notizie, attingendo possibilmente alla fonte più documentata e imparziale.
5) Utilizzare le immagini, nuove o di archivio, solo quando sono indispensabili e comunque corredandole di didascalie corrette e non offensive della dignità della persona. Quando la persona oggetto dell’immagine è chiaramente riconoscibile, chiederne il consenso alla pubblicazione.
6) Ricorrere al parere dei genitori o dei familiari solo quando la persona con disabilità non è dichiaratamente ed evidentemente in grado di argomentare in modo autonomo, con i mezzi (anche tecnologici) a sua disposizione.
7) Avvicinare e consultare regolarmente, nell’àmbito del lavoro informativo, le associazioni, le istituzioni e le fonti in grado di fornire notizie certe e documentate sulla disabilità e sulle sue problematiche.
8) Ospitare correttamente e tempestivamente le richieste di precisazione o di chiarimento in merito a notizie e articoli pubblicati o diffusi.
9) Considerare le persone con disabilità anche come possibile soggetto di informazione e non solo come oggetto di comunicazione.
10) Eliminare dal linguaggio giornalistico (e radiotelevisivo) locuzioni stereotipate, luoghi comuni, affermazioni pietistiche, generalizzazioni e banalizzazioni di routine. Concepire titoli che riescano ad essere efficaci e interessanti, senza cadere nella volgarità o nell’ignoranza e rispettando il contenuto della notizia.
Franco Bomprezzi, 1999

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