«Accogliamo con particolare favore questa Sentenza, che sottolinea l’obbligo dei datori di lavoro di fornire soluzioni e accomodamenti ragionevoli ai dipendenti con disabilità, auspicando che tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea modifichino la loro legislazione in modo da rispettare tali obblighi. Infatti, nonostante l’adozione della Direttiva 2000/78/CE da parte dell’Unione Europea [“Quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro”, N.d.R.], molte persone con disabilità continuano a essere discriminate sul posto di lavoro, se è vero che in media solo il 50,8% di esse è impiegato negli Stati Membri dell’Unione, rispetto al 74,8% delle persone senza disabilità»: così l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, commenta la recente importante Sentenza prodotta dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (disponibile in italiano a questo link), pronunciatasi a favore di un lavoratore con disabilità, un agente carcerario con problemi di udito, che era stato licenziato in Estonia, in applicazione di un regolamento di tale Paese, che vieta l’assunzione di coloro «la cui acuità uditiva non soddisfa le soglie minime di percezione del suono».
Nella sua Sentenza, dunque, la Corte Europea ha riconosciuto che un regolamento tanto rigido, senza la possibilità di controllare se i dipendenti possano svolgere ugualmente le proprie funzioni e senza considerare accomodamenti ragionevoli, «costituisce una discriminazione basata sulla disabilità contraria al diritto dell’Unione Europea, e in particolare contraria alla Direttiva 2000/78/CE sulla parità di trattamento in materia di occupazione».
Così come il Forum Europeo sulla Disabilità, anche l’EFHOH, la Federazione Europea delle Persone con Disabilità Uditiva, l’EVL, l’Associazione Estone delle Persone Non Udenti, nonché l’EUD, l’Unione Europea delle Persone Sorde, hanno accolto con favore la Sentenza, ritenendola una vera e propria «pietra miliare nel percorso volto a garantire la parità di diritti dei lavoratori con disabilità».
«Norme rigide come quella estone, censurata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea – hanno sottolineato tali organizzazioni -, svantaggiano ulteriormente le persone non udenti o con problemi di udito, negando loro il diritto di mettere a frutto il proprio potenziale ed esponendoli a un trattamento ingiusto e discriminatorio. Infatti, con i più recenti progressi nelle tecnologie di assistenza all’udito, le persone con disabilità uditiva non dovrebbero essere giudicate solo in base a criteri medici, senza fornire accomodamenti ragionevoli, quali informazioni testuali e/o l’interpretazione nel linguaggio dei segni o altre misure. Tutto ciò deve sempre essere assicurato, in modo che tutti possano godere del proprio diritto al lavoro». (S.B.)
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