Quello sfregio al murale di Franco Bomprezzi, “Giusto della Disabilità”

di Antonio Giuseppe Malafarina*
I “fedelissimi” di «Superando.it» ben sanno che Franco Bomprezzi ne è stato direttore responsabile fino alla sua scomparsa. Per chi invece non ha avuto la fortuna di conoscerlo, crediamo basti riproporne il “Decalogo della buona informazione sulla disabilità”. Lo scorso anno il “Festival delle Abilità” di Milano aveva onorato Franco quale “Giusto della Disabilità”, con un murale che qualche settimana fa è stato deturpato da ignoti, “in nome della libertà”… A scrivere di quel triste episodio è Antonio Giuseppe Malafarina, caro amico di Bomprezzi, un altro dei tanti che lo riteneva un maestro
Milano, murale dedicatoa a Bomprezzi
Il murale dedicato a Franco Bomprezzi, restaurato dopo lo sfregio

I Lettori e le Lettrici “fedelissimi” di «Superando.it» ben sanno che Franco Bomprezzi ne è stato direttore responsabile dagli inizi, nel 2004, fino alla sua scomparsa, il 18 dicembre 2014. Per chi invece non ha avuto la fortuna di conoscerlo, ci basta riproporne in calce il suo Decalogo della buona informazione sulla disabilità, tuttora principale punto di riferimento per chi si occupa di informare sulla disabilità.
Lo scorso anno il Festival delle Abilità di Milano, che tornerà nel settembre prossimo e di cui avremo occasione di riparlare presto, aveva onorato Franco quale primo “Giusto della Disabilità”, con un murale realizzato da Davide Ratti, in arte Ratzo, che qui a fianco riproduciamo. Un paio di settimane fa quel murale è stato deturpato, ma è stato rapidamente rimesso a posto.
Ben volentieri ospitiamo quanto scritto su quel triste episodio da Antonio Giuseppe Malafarina, un altro dei tanti che riteneva Bomprezzi un suo maestro oltreché un caro amico.

Vandalizzato il murale di Franco Bomprezzi al Giardino dei Giusti della Biblioteca della Chiesa Rossa, a Milano. È accaduto nella notte fra il 3 e il 4 agosto. Hanno messo dei baffetti alla Hitler al volto del maestro e delle svastiche con la scritta No Green Pass sotto la frase «Liberi di vivere come tutti», che lui ripeteva spesso riprendendola da Federico Milcovich, fondatore della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Il murale lo avevamo fatto noi del Festival delle Abilità e la Biblioteca è la sede del Festival stesso. Ci hanno colpito in casa. Abbiamo già messo le cose a posto. Non vorremmo parlarne ma dobbiamo.

Ti saresti indignato, Franco Bomprezzi, amico carissimo. E credo che avremmo sorriso, non per il gesto, esecrabile, ma per la stupidità dell’atto: come si può rivendicare il diritto alla libertà sostenuto dai No Green Pass colpendo una persona che ha trascorso la vita a difendere i diritti delle persone? È una scemenza. Autore, o autori: guardate che avete fatto scempio di uno che anche dal vostro punto di vista stava dalla parte della libertà!
Ma per saperlo bisogna conoscere. E per conoscere bisogna studiare. E per studiare desiderare informarsi. Queste persone pare che siano così impegnate a rivendicare che non trovino spazio per l’approfondimento. Per la seria ricerca della notizia. Per l’analisi dei dati. Un briciolo di occhio alle statistiche, orsù: da quando c’è il vaccino gli effetti del virus sono assai meno letali.

La mentalità dell’informazione pilotata è quella di Hitler, dove a scuola proponevano problemi di matematica tesi a convincere i bambini che le persone con disabilità fossero un costo. E passo dopo passo si perdeva il senso critico. L’evidenza sfuggiva.

La sto prendendo alla larga. Ma questo mi porta a dire che chi deturpa l’immagine di una persona con disabilità, o diversa che sia e persino sia pure uguale, fa il gioco di Hitler. Diventa egli stesso regime. Egli si impone. Opprime, reprime un’immagine e il concetto che trasmette.

Mi sto perdendo nei sofismi. Franco Bomprezzi era un attivista della libertà. Se noi persone con disabilità stiamo meglio in Italia, lo dobbiamo anche a lui. Lui era in cabina di regia all’Expo di Milano per renderlo accessibile. E con lui la città. E da lì l’Italia ha ricevuto un nuovo impulso economico, sociale e artistico. A quell’uomo dobbiamo molto.
Se può interessare, era anche una persona con disabilità, aveva l’osteogenesi imperfetta, la malattia delle ossa fragili, quella che appena ti toccano ti rompi. Aveva molte fratture, Franco. Ma le fratture migliori erano quelle che portava nella società, dove rompeva gli schemi, come quando ha creato il giornalismo della disabilità, è entrato in politica, quanto meno ci ha provato. Oppure quando ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro o il titolo di Cavaliere della Repubblica. I suoi libri, il suo impegno in Telethon, averne di attivisti così. Agguerriti, ironici, civili. Per questo inaugurando il Giardino dei Giusti l’anno scorso al Festival delle Abilità siamo partiti da lui come primo fra i “Giusti della Disabilità”. L’opera deturpata in questi giorni è di Davide Ratti, in arte Ratzo, che ha rapidamente ripristinato l’opera.
Ecco alcune sue dichiarazioni: «Se questo è un uomo voi cosa siete? Voi che non imbrattate la memoria di un Giusto, voi che non paragonate l’omicidio, la violenza sui minori, la segregazione razziale, lo stupro, la distruzione sistematica di più popoli ad un documento che fa sapere se e quando ti sei vaccinato, al fine di garantire ambienti più sani rispetto ad altri, visto il periodo storico che ci stiamo vivendo».
E ancora: «Ma, per assurdo, un altro muro non si poteva trovare? Evidentemente no, troppa fatica, leggere, entrare in biblioteca, chiedere, informarsi su chi fosse la persona ritratta e per quale ragione si trovi li e non da un’altra parte. Non provo neanche pena o ribrezzo per chi ha imbrattato il volto di Franco Bomprezzi, anzi lo ringrazio, perché ci dice per l’ennesima volta che c’è un problema che esiste e va combattuto, compreso e affrontato con coerenza, costanza e cultura».

Questo è quanto ha detto Laura Ricchina, responsabile della Biblioteca: «Nella zona ci sono stati anche di recente degli atti di vandalismo, alcuni di matrice fascista, ma è la prima volta che viene toccata la Biblioteca, laboratorio culturale riferimento per i cittadini, ed è stato intaccato uno spazio altamente simbolico, il murale dedicato ai Giusti dedicato a Franco Bomprezzi, che rappresenta per noi l’ideale di un giornalismo militante per la difesa della giustizia, della democrazia dell’accessibilità, della cultura a tutta la comunità nel rispetto e nella valorizzazione delle specificità di ciascun individuo, nessun escluso. Per la Biblioteca Bomprezzi rappresenta un punto di riferimento a cui ispirarsi per costruire un luogo di informazione e condivisione culturale veramente aperto a tutti. Vederlo deturpato è un’offesa che ci colpisce nel cuore della nostra missione culturale».

Se Franco fosse stato con me e al nostro fianco in redazione, discutendo di un atto del genere ci saremmo chiesti se tutto questo potrebbe avere una matrice politica, decidendo di portare alla luce l’accaduto solo perché diretti interessati, violando il nostro principio di non dare visibilità agli odiatori.
Chi ha scritto potrebbe essere dell’una o dell’altra parte politica. Veramente un nazifascista che combatte il cosiddetto sistema precostituito, che poi è la stessa cosa che fanno gli anarchici, dacché gli estremi si toccano. Oppure potrebbe essere qualcuno che inneggia alla libertà assoluta, una specie di “sessantottino deculturato”. Ma potrebbe anche essere un cosiddetto squilibrato, un frustrato che vuole mettersi in mostra. Un ribelle a tutti i costi. Uno che non ha nulla di meglio da fare nella vita…
Il murale è tornato come prima. Abbiamo potuto ripararlo. Per tutti e per la gente così continueremo a diffondere il fare di una società attenta, acculturata, disponibile e pronta sempre a tendere la mano.

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Deturpato il ‘nostro’ murale di Franco Bomprezzi, la sintesi e il restauro”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

Decalogo della buona informazione sulla disabilità
1)
Considerare nell’informazione la persona disabile come fine e non come mezzo.
2) Considerare la disabilità come una situazione “normale” che può capitare a tutti nel corso dell’esistenza.
3) Rispettare la “diversità” di ogni persona con disabilità: non esistono regole standard né situazioni identiche.
4) Scrivere (o parlare) di disabilità solo dopo avere verificato le notizie, attingendo possibilmente alla fonte più documentata e imparziale.
5) Utilizzare le immagini, nuove o di archivio, solo quando sono indispensabili e comunque corredandole di didascalie corrette e non offensive della dignità della persona. Quando la persona oggetto dell’immagine è chiaramente riconoscibile, chiederne il consenso alla pubblicazione.
6) Ricorrere al parere dei genitori o dei familiari solo quando la persona con disabilità non è dichiaratamente ed evidentemente in grado di argomentare in modo autonomo, con i mezzi (anche tecnologici) a sua disposizione.
7) Avvicinare e consultare regolarmente, nell’àmbito del lavoro informativo, le associazioni, le istituzioni e le fonti in grado di fornire notizie certe e documentate sulla disabilità e sulle sue problematiche.
8) Ospitare correttamente e tempestivamente le richieste di precisazione o di chiarimento in merito a notizie e articoli pubblicati o diffusi.
9) Considerare le persone con disabilità anche come possibile soggetto di informazione e non solo come oggetto di comunicazione.
10) Eliminare dal linguaggio giornalistico (e radiotelevisivo) locuzioni stereotipate, luoghi comuni, affermazioni pietistiche, generalizzazioni e banalizzazioni di routine. Concepire titoli che riescano ad essere efficaci e interessanti, senza cadere nella volgarità o nell’ignoranza e rispettando il contenuto della notizia.
Franco Bomprezzi, 9 aprile 2014

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