Sono imprese giovani, ad alto contenuto tecnologico e forti potenzialità di crescita. Oggi va di moda chiamarle startup, un termine di derivazione anglosassone che significa letteralmente “partire”, “mettersi in moto”. “Mettersi in moto” è proprio l’obiettivo principale delle aziende oggetto di questo approfondimento, quasi tutte fondate da persone con disabilità, alcune già avviate e altre in attesa di spiccare il volo, tutte orientate all’utilizzo degli ultimi ritrovati delle più moderne tecnologie, per creare dispositivi di mobilità innovativi, robusti e affidabili, capaci di regalare nuovi spazi di autonomia.
Una sfida importante, se si pensa che recenti studi dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ci dicono che una persona su sette vive con una forma di disabilità. Un bacino enorme di utilizzatori, cui si aggiunge chi è impegnato nel lavoro di cura, familiari e professionisti della sanità, che con ausili più funzionali possono operare con maggiore efficacia.
Non solo disabilità, però. Le sedie a rotelle di seguito descritte pensano anche alla salvaguardia dell’ambiente. Insomma, offrono alle persone con disabilità l’opportunità di essere parte del mondo e danno una mano al mondo ad essere un po’ migliore.
Avanchair One, la carrozzina amica dell’ambiente
Tecnologia, sostenibilità e inclusione sono le premesse del progetto della sedia a rotelle Avanchair One che fa dialogare la mobilità sostenibile e l’indipendenza di movimento, unendo il controllo costante della salute del “passeggero”, monitorata da una serie di sensori che ne analizzano le funzionalità vitali e le trasmettono alle piattaforme di sanità elettronica.
L’idea è venuta ad Andrea Depalo, trentasettenne di Saronno con disabilità motoria, che ha fatto del suo desiderio di muoversi la missione imprenditoriale della startup Avanchair, fondata nel 2018 insieme ad alcuni amici.
L’intuizione della sedia a rotelle che porta il nome dell’azienda è scattata durante la pandemia, un periodo che ha complicato le condizioni di vita delle persone che hanno bisogno di aiuto per spostarsi, mettendo in evidenza quanto a volte sia difficile curarsi, anche soltanto accedere alle strutture sanitarie per il rischio di essere contagiati e al contempo, su scala mondiale, ha mostrato la fragilità del pianeta che ci ospita e l’urgenza di tutelarlo.
È partita una raccolta fondi per sostenere l’iniziativa, obiettivo centrato nel giugno scorso con il raggiungimento della cifra necessaria per realizzare il primo prototipo, grazie anche al contributo di alcune aziende e istituti bancari che hanno creduto in questo ausilio fino ad oggi impensabile per le inedite funzionalità.
Avanchair One è già un brevetto depositato in Europa, Stati Uniti e Russia ed entro il 2022 si potrà toccare con mano. A quel punto mancherà poco all’applicabilità nella vita quotidiana di tanti cittadini di ogni età.
Questa carrozzina del futuro pensa innanzitutto ad alleggerire i passaggi dalla sedia al letto, al divano, alla doccia o alla macchina che impegnano almeno 15-20 volte al giorno la persona con disabilità che nella maggior parte dei casi ha bisogno di aiuto, una fonte di stress psicofisico per la continua paura di cadere e le sollecitazioni che gravano sulle articolazioni di tutti gli attori coinvolti, assistito e assistente.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha calcolato che il 43,7% delle persone con disabilità necessitano di un caregiver per effettuare i trasferimenti, un altro 11,7% ha serie difficoltà durante lo stesso. Insieme formano il 55,4% delle persone che usano una sedia a rotelle. Avanchair One integra un sistema di supporto al trasferimento che consente movimenti sia verticali che orizzontali in sicurezza e si adatta alle esigenze della maggior parte degli utenti.
Molto utile è stata la consulenza del Centro Veterani della Difesa, che ha fornito suggerimenti per alcuni aspetti clinico-riabilitativi e bio-ingenieristici, e dell’azienda SPII (acronimo che sta per Strategic Partner Intelligent Interface), specializzata nella realizzazione di interfacce uomo-macchina per la guida dei mezzi di trasporto. Con la loro collaborazione la carrozzina è diventata anche uno strumento di telemedicina, dotato di dispositivi di controllo dei parametri vitali della persona che vi sta seduta, sensori IoT (Internet of Things) che dialogano con i sistemi di assistenza medica remota, non ancora diffusi ovunque, ma in continua espansione.
Infine, la “svolta” ecologica. Detto per inciso, ogni sedia a rotelle è per definizione un mezzo amico dell’ambiente in quanto dotato di batterie. Avanchair va oltre, perché le sue batterie si possono ricaricare negli spazi pubblici dedicati ai veicoli elettrici. Un’altra felice trovata di Andrea Depalo, concretizzata da ENEL in JuiceAbility, la prima soluzione al mondo che consente di connettere le carrozzine alle comuni stazioni di ricarica, attraverso un cavo intelligente e l’app JuicePass di Enel X che riconosce le batterie delle carrozzine elettriche.
ALBA, la sedia a rotelle che “ti ascolta”
ALBA è l’acronimo di Advanced Light Body Assistant, un kit in grado di trasformare una normale sedia a rotelle in un ausilio controllabile sia manualmente che con comandi vocali. Avete capito bene: dici “gira a destra” e le ruote si spostano nella direzione indicata, senza bisogno di muovere un dito. Ma Alba è anche il nome della nonna dell’inventore, Andrea Segato, che in questo modo le ha restituito l’autonomia perduta dopo un problema ad una gamba. Ora l’obiettivo è migliorare l’indipendenza di altre persone con mobilità ridotta, anche temporanea.
Segato lavora presso Teoresi Group, società torinese che offre servizi in campo ingegneristico, non nuova a sfide avveniristiche, avendo già investito nella prima auto elettrica stampata in 3D. All’inizio era da solo con questa idea in testa, ora sono in cinque a lavorarci e dall’anno scorso, quando Teoresi è entrata nel progetto ALBA, si pensa di raddoppiare il numero degli ingegneri. Intanto si è provato con risultati incoraggianti ad applicare il programma di riconoscimento vocale alle carrozzine elettriche, il che apre scenari di utilizzo molto ampi.
Presentata nel novembre 2019 all’Ospedale San Camillo di Torino come la prima sedia a rotelle a guida autonoma, il prototipo ha trovato casa nell’incubatore I3P del Politecnico di Torino, il cui scopo è supportare la nascita e lo sviluppo di startup innovative con elevata intensità tecnologica e potenzialità di crescita, e all’Università di Catania che, insieme agli altri partner che hanno assistito l’invenzione fin dall’inizio, si stanno impegnando per lo sbarco ufficiale sul mercato.
Pensata per l’utilizzo in spazi chiusi come ospedali, aeroporti e centri commerciali, ALBA possiede potenzialità ben più grandi. Lo ha capito anche Amazon che nel 2020 l’ha selezionata come unica partecipante italiana all’edizione 2020 di Alexa Next Stage, un programma organizzato dalla società di Jeff Bezos per sostenere le invenzioni che intendono integrarsi con il noto assistente vocale.
Genny, la carrozzina autobilanciante
È nota la cosiddetta “biga elettrica” (nome tecnico Segway), quel mezzo di trasporto simile a un monopattino che parte, si ferma e fa retromarcia, assecondando i movimenti del passeggero che si piega leggermente avanti e indietro, sterzando con il manubrio. Ora si immagini quello stesso meccanismo applicato ad una sedia rotelle e si avrà Genny, la prima carrozzina a due ruote autobilanciante del mondo.
Va chiarito subito che si tratta di un mezzo del tutto inedito, non di un ausilio adattabile a tutti i tipi di disabilità, il cui utilizzo è possibile soltanto per le persone che abbiano un ottimo controllo del tronco e delle braccia. Rimane tuttavia una soluzione che rompe gli schemi con la vecchia immagine di carrozzina, sia nell’aspetto che nel funzionamento, e può regalare una diversa dimensione di autonomia a coloro che riescono a guidarla.
Per la cronaca, l’idea della “biga elettrica” è venuta al suo inventore, Dean Kamen, guardando un uomo in sedia a rotelle che cercava di salire su un marciapiede. Uscita di produzione l’anno scorso, per una curiosa coincidenza di corsi e ricorsi, è la disabilità che consente alla concezione originale di Segway di continuare a rendersi utile grazie a Genny. È stato Paolo Badano, imprenditore che da oltre vent’anni vive sulla sedia a rotelle in seguito ad un incidente stradale, a trasferire il complesso sistema di sensori su un mezzo per persone con disabilità. È partito dall’esperienza personale e dalla continua ricerca di soluzioni per la propria mobilità quotidiana, finché la sua attenzione è caduta sulla “biga elettrica”. Perché non rendere fruibile quella tecnologia alle persone con disabilità motoria? Non è stato semplice, ci ha lavorato per due anni, supportato da progettisti della robotica. E alla fine Genny ha preso forma, con i suoi sofisticati microprocessori che, riproducendo il sistema di bilanciamento presente all’interno dell’orecchio umano, permette di affrontare anche superfici irregolari e gradini. E lo fa con un certo stile, grazie al design moderno che anche dal punto di vista estetico rompe gli schemi.
Avrebbe potuto fermarsi qui, invece una sera a cena con amici, davanti a una buona bottiglia di vino, Paolo ha parlato di come l’adattamento di Segway avesse migliorato la qualità della sua vita e insieme hanno creato l’associazione Genny Angels, un organismo senza scopo di lucro che si prefigge di rendere le tecnologie presenti sul mercato alla portata delle diverse disabilità.
L’ultima iniziativa è un progetto letterario a scopo benefico che coinvolge la scrittrice Sibyl von der Schulenburg. «Vogliamo donare una Genny – ha dichiarato quest’ultima – grazie alla vendita del mio ultimo romanzo che racconta la storia di Sandro, un italiano trentacinquenne opportunista e aggressivo che è in sedia a rotelle dopo l’aggressione di un cavallo. Non ho ancora scelto il titolo, perché vorrei che fossero tutti coloro che decideranno di prendere parte a questa avventura ad aiutarmi, scrivendomi le loro proposte sulle mie pagine social. Il titolo è una parte importante del libro, da esso può dipendere la vendita e quindi il successo dell’impresa. Quello che riterremo più adatto diventerà il titolo dell’opera, edita da Il Prato Edizioni, e il nome del vincitore sarà messo in rilievo nel libro» [a questo link un approfondimento sul progetto letterario, N.d.R.].
Able To Enjoy e le carrozzine “da indossare”
Se le carrozzine elettriche sono quelle che beneficiano maggiormente dei progressi tecnologici, le loro “sorelle” a trazione manuale non stanno a guardare.
Un giro a Torino nell’azienda Able To Enjoy è un tuffo in un pianeta colorato di sedie a rotelle maneggevoli, leggerissime, compatte, pieghevoli con pochi gesti e personalizzabili. «Dico sempre che voglio produrre carrozzine che si indossano come degli abiti»: sono parole di Danilo Ragona, il fondatore di questa impresa, che in quindici anni è diventata un laboratorio creativo che progetta, produce e commercializza una serie di ausili innovativi nell’utilizzo e nel design.
Per chi segue la TV, in particolare il programma di Raitre Alle falde del Kilimangiaro, Danilo non è una faccia nuova. Con l’amico Luca Paiardi sono noti come “i viaggiatori in carrozza” [se ne legga già anche su queste pagine, N.d.R.], due giovani scanzonati che in carrozzina girano il mondo.
Si sono conosciuti nell’Unità Spinale dove hanno fatto riabilitazione in seguito ai rispettivi incidenti che li hanno costretti a rimboccarsi le maniche e ridisegnare un diverso modo di vivere. Per Danilo il “secondo capitolo” è iniziato con l’iscrizione allo IED, l’Istituto Europeo di Design, poco dopo le dimissioni dall’ospedale. Con l’obiettivo di progettare qualcosa per migliorare la propria quotidianità e quella di altre persone che vivono la sua stessa condizione, al terzo anno di studi ha presentato il progetto di una carrozzina multifunzionale al concorso Idea di impresa. Quell’idea è diventata un brevetto, successivamente un modello di sedia a rotelle sul mercato con il nome di B-Free Multifunction, vincitore di numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui la Menzione d’Onore Premio Compasso d’Oro ADI(Associazione per il Disegno Industriale).
Sempre alla ricerca di qualcosa che abbandoni lo schema preconfezionato del supporto puramente medico, Able To Enjoy punta ora su FIXED, una carrozzina rigida compatta e superleggera, in alluminio e carbonio, un mezzo da assemblare in base ai propri gusti, grazie ad undici colori e oltre mille differenti combinazioni possibili. FIXED si rinchiude in pochi secondi, basta una leggera pressione e il tubo anteriore del telaio finisce sotto la seduta, lo schienale si chiude al di sopra di essa, anche le ruote si estraggono facilmente. Si ripone nel suo zaino, sta comoda dentro al bagagliaio delle auto più piccole e sull’aereo si può caricare come bagaglio a mano. Cambiando poche componenti, inoltre, si adatta ad ogni tipo di terreno, dalla sabbia alla neve. Ma, si sa, funzionalità e bellezza si pagano… Danilo e i suoi collaboratori, per la prima volta, hanno montato sulla carrozzina le comuni ruote da bicicletta, quelle che si acquistano nei centri di ricambi per ciclisti, più economiche di quelle standard da sedia a rotelle che si trovano soltanto nei negozi di articoli ortopedici. Un occhio al portafoglio, dunque, e un altro all’ambiente. Ridurre lo spreco, favorire uno smaltimento virtuoso degli ausili e abbassare i costi del prodotto sono i princìpi di una delle ultime iniziative aziendali, Custom Regeneration, un e-commerce di carrozzine ricondizionate, mezzi usati rimessi in perfetto funzionamento da tecnici qualificati e venduti a prezzi più vantaggiosi.
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