Come riferito dal portale Persone con disabilità.it, qualche giorno prima delle elezioni amministrative, le principali Associazioni di persone con disabilità attive a Milano avevano incontrato, tra gli altri candidati a Sindaco del capoluogo milanese, anche Giuseppe Sala, che alla luce poi dei risultati delle votazioni, è stato riconfermato ieri, al primo turno, quale Primo Cittadino di Milano.
Durante quell’incontro, le Associazioni avevano espresso a Sala una serie di proposte, richieste e spunti di riflessione su vari temi, dalla mobilità all’accesso alla casa, dall’abbattimento delle barriere architettoniche alla vita indipendente e all’inclusione nella società delle persone con disabilità.
«La nostra Federazione e le Associazioni che ne fanno parte – aveva dichiarato per l’occasione Enrico Mantegazza, presidente della LEDHA di Milano (organo cittadino della Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, che costituisce la componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – vogliono vedere un’applicazione sempre più concreta della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, per quanto riguarda la scuola, il lavoro, l’abitare, il tempo libero e lo sport. A tal proposito siamo disposti a mettere le nostre competenze a disposizione dell’Amministrazione per rendere Milano una città accogliente e inclusiva, che guardi all’oggi e soprattutto al domani».
Dal canto suo, Giovanni Merlo, direttore della LEDHA, aveva messo al centro del proprio intervento «l’esigenza di rendere Milano completamente accessibile alle persone con disabilità motorie, intellettive e sensoriali». «Un fronte – aveva aggiunto – nel quale del resto non si riparte da zero, in quanto l’Expo del 2015 aveva permesso di avviare un percorso importante. E tuttavia Milano, oggi, è ancora una città accessibile “a macchia di leopardo”. L’accessibilità, quindi, deve uscire dalla “colonnina degli adempimentiì” di legge e assumere l’idea che una nuova piazza, un nuovo tram o sono per tutti… o non devono essere».
Anche Gabriele Favagrossa dell’AIAS Milano (Associazione Italiana Assistenza Spastici) aveva sottolineato l’esperienza positiva dell’Expo 2015, ritenendola come «un modello esportabile in vista delle Olimpiadi 2026, con la presenza di una cabina di regia politica che metta insieme tutti gli attori coinvolti, un’esperienza da cui trarre spunto per guardare avanti e migliorare quello che è migliorabile. Tenendo conto anche che, a differenza dell’Esposizione Universale, la rassegna olimpica e paralimpica si svolgerà su un territorio che non sarà solo quello cittadino. Servirà quindi una regia complessiva e la partecipazione delle Associazioni, che è stata il punto di forza dell’Expo».
«Per arrivare perciò all’obiettivo di avere Olimpiadi e Paralimpiadi invernali accessibili e inclusive – aveva concluso Favagrossa – sarà fondamentale mettere al centro una progettazione basata sull’Universal Design, con momenti di formazione per chi lavorerà in quei giorni e per gli operatori del turismo e del commercio, tramite informazioni chiare e accessibili. Soprattutto servirà una visione, ovvero dovranno essere azioni con l’obiettivo di durare nel tempo, per migliorare la qualità della vita dei cittadini di Milano».
All’incontro era presente anche Marco Rasconi, presidente nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), che si era soffermato soprattutto sul tema della casa con queste parole: «L’accesso al lavoro e all’abitazione sono fondamentali per costruire un progetto di vita in cui le persone con disabilità possono partecipare alla crescita della città. L’accesso alla casa è un tema strutturale e quelle dell’edilizia residenziale pubblica devono poter accogliere le persone con diverse disabilità; ancora oggi, invece, ci sono purtroppo appartamenti non accessibili».
Della centralità del lavoro per le persone con disabilità aveva parlato invece Daniele Viola dell’ANFFAS Milano (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), esprimendo l’auspicio «che una città come Milano prenda una posizione precisa nei confronti del mondo del lavoro. Chiediamo pertanto al Comune di esporsi su questo tema, di coinvolgere le aziende e di parlarne, per rendere visibile quello che attualmente non è visibile».
Successivamente Laura Borghetto, presidente dell’Associazione L’Abilità aveva avanzato la richiesta di sottoscrivere il Manifesto per il diritto al gioco dei bambini con disabilità: «Quando inizia l’inclusione? – era stato il quesito da lei posto -: quando nasce un bambino con disabilità o quando arriva la diagnosi. In quel momento, dunque, si aprono due strade, quella dell’esclusione e quella dell’inclusione. Per percorrere quest’ultima serve la pratica del gioco, che non può limitarsi ai parchi gioco pubblici accessibili».
E ancora, Massimo Diani dell’AIAS di Milano aveva posto al centro del proprio intervento il ruolo del Comune, invitando l’Amministrazione «a non essere semplicemente un “erogatore” di servizi, ma il promotore e il garante di un percorso di inclusione». Aveva poi posto l’accento sui centri estivi, «oggi completamente scollegati dal resto del sistema e a cui i bambini con disabilità fanno fatica ad accedere».
Elena Manzoni, rappresentante della Fondazione Idea Vita, aveva parlato soprattutto del “Dopo di Noi” e della filiera dei servizi diurni «che deve diventare inclusiva e non essere suddivisa per categorie di gravità o di disabilità, essendo in grado di relazionarsi con il territorio, per dare vita a luoghi aperti alla collettività». «Nel corso degli anni – aveva concluso – le famiglie hanno realizzato molte esperienze, partendo non dalle rette, ma dal budget di salute: il Comune dovrebbe fare riferimento a queste esperienze».
Significativa, infine, la testimonianza di Anna Rossi, atleta di powerchair hockey e rappresentante della FIPPS (Federazione Italiana Paralimpica Powerchair Sport): «Mi sono trasferita a Milano – aveva spiegato – per studiare e trovare una città che mi potesse offrire opportunità, tra cui quella di fare sport. E questo mi ha cambiato la vita. Serve però ripensare gli spazi, non solo per assistere agli eventi sportivi, ma anche per permettere alle persone con disabilità di frequentarli da protagonisti. Infatti, lo sport rimane spesso una possibilità “astratta”: se non hai la fortuna di incontrare una persona che ti fa conoscere questo mondo, difficilmente ti metti in gioco. Sarebbe quindi importante che l’Amministrazione Comunale proponesse la pratica sportiva alle persone con disabilità, perché oggi, spesso, il sistema ci dice “meglio di no, è troppo pericoloso”. Io vorrei invece che Milano diventasse la città del “si può… ci puoi provare”».
A conclusione dell’incontro Sala aveva a propria volta espresso le proprie riflessioni e proposte per l’eventuale rinnovo come primo cittadino di Milano, poi effettivamente avvenuto.
Tra le sue proposte, innanzitutto, quella di realizzare una campagna di comunicazione e sensibilizzazione sui temi della disabilità, da attuare in collaborazione con le Associazioni, valorizzando la corersponsabilità, con la possibilità, inoltre, di farsi promotori presso il Governo affinché all’interno dei fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) destinati a Milano, vi sia un’attenzione particolare all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.
Per quanto riguarda invece i temi della casa e dell’accessibilità dei luoghi pubblici, Sala aveva ribadito la volontà di fare di più su questi temi, in un momento storico in cui viene data particolare attenzione alla rigenerazione degli spazi urbani.
E da ultimo, ma non ultimo, aveva proposto di rivedere le forme di rappresentanza delle persone con disabilità all’interno del Comune. (S.B.)