L’insonne e sempre più vecchio caregiver, leggendo nottetempo l’edizione “.it” del quotidiano locale [Tommaso Fregatti, in «Il Secolo XIX.it» del 30 ottobre 2021, N.d.R.] apprende dell’ennesima truffa a danno di persone con disabilità, che voi dotti lettori e lettrici, ricorderete certo in Virgilio e Seneca bollata di infamia come Quod non mortalia pectora coges, auri sacra fames (“A cosa non spingi i petti mortali, miserabile cupidigia dell’oro”).
Il fattaccio è riferito a un avvocato genovese, condannato a nove anni di reclusione, condanna recentemente confermata in Cassazione e già radiato dall’Albo, che, secondo la Suprema Corte, si sarebbe appropriato di circa 500.000 euro di proprietà di persone con disabilità delle quali era stato nominato curatore.
Se il vecchio caregiver non avesse odiato il latino a scuola nel bel tempo andato, potrebbe concludere con Cicerone O tempora o mores (“Che tempi, che costumi!”) o meglio ancora con Giovenale, Quis custodiet ipsos custodes? (“Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?”).
A questo punto, però, consiglierete anche voi caramente al nonnetto, che ha due splendidi terribili nipotini, di piantarla lì con il latino e di cercare di farsi un pisolino?