Quando i genitori di figli con disabilità valutano la possibilità di iscrivere i propri bambini o bambine a scuola o di ricercare la riabilitazione a loro più congeniale, spesso vanno incontro ad una serie di ostacoli e impedimenti fortemente discriminanti, che si configurano come violazione del diritto alla salute, all’istruzione, all’inclusione e alle libertà. Un dramma silenzioso che molte famiglie si portano dentro da anni e che, malgrado ciò, trova sempre pochissimo spazio sulla stampa e nel dibattito pubblico.
Ogni giorno infortuni sul lavoro, incidenti stradali e domestici, malattie rare e patologie gravi provocano disabilità permanenti. Ogni giorno i diritti delle persone colpite da questi accadimenti vengono violati. Ogni giorno le barriere sociali, fisiche e culturali ne ostacolano l’integrazione determinando emarginazione.
L’unica strada per mettere fine alla “prigionia delle disabilità” è quella di rendere accessibili e fruibili le nostre città, costruire un sistema sanitario efficiente e garantito, sostenere la ricerca scientifica al fine di dare un nome a malattie genetiche sconosciute, liberare le nuove e incredibili tecnologie dai cassetti dei principali centri di ricerca affinché divengano oggetto di programmi statali, funzionali a migliorare la qualità della vita.
Nel nostro Paese le persone con disabilità (bambini, bambine, adolescenti e adulti), non possono avere una vita regolare, intendendo con questo aggettivo la possibilità di relazionarsi con il mondo esterno: uscire di casa è sempre un’avventura, perché le nostre città sono “socialmente barrierate” e dense di ostacoli che ne impediscono le libertà. Ma l’aspetto più grave è che tali barriere sono illegali. Infatti la nostra legislazione, da decenni, combatte e previene l’emarginazione.
Tuttavia, queste norme sono del tutto violate e le cause principali di ciò vanno ricercate nella scarsa sensibilità sociale e culturale sulle libertà e i diritti civili. Pertanto, di fronte a una realtà che è quasi una regola di vita per le persone con disabilità, è diventato quanto mai urgente mettere in atto politiche capaci di rispondere con efficacia alle legittime richieste di libertà e che queste evidenti violazioni non vengano più trattate come casi isolati.