«Noi che lavoriamo su quei temi che rivestono importanza strategica per l’affermazione dei diritti di tutte le persone con disabilità, abbiamo bisogno tutti insieme di affermare con forza i princìpi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, promuovendo in tutte le sedi opportune il protagonismo e la partecipazione dei soggetti interessati. La crisi mondiale, infatti, ma soprattutto i tagli indiscriminati alle politiche sociali da parte del nostro Governo nazionale e l’attacco sconsiderato di una certa stampa, che mira a stigmatizzare negativamente le persone con disabilità con appellativi come “falsi invalidi”, “scrocconi” e altro ancora, ci obbligano a mettere in campo nuove strategie di rafforzamento e di empowerment, per fronteggiare l’emergenza che già qui e ora mette a rischio la vita delle persone che necessitano di supporti intensivi e se non adeguatamente sostenute rischiano il confinamento o ri-confinamento negli istituti, perdendo dignità, storia, libertà, autonomia, autodeterminazione e indipendenza. Tutti temi molto caldi, dunque, dai quali dipende la vita stessa delle persone con disabilità».
Parole estremamente chiare e decise, quelle pronunciate nel 2011 da Vincenza Ferrarese, al momento della sua elezione alla Presidenza di DPI (Disabled Peoples’ International), ciò che aveva coinciso con il coronamento del suo impegno nella medesima organizzazione, tracciato dai lei stessa in questo modo: «In questi anni abbiamo attivato, anche attraverso progetti europei, partnership transnazionali e abbiamo lavorato sulla promozione dell’empowerment delle persone, tramite il sistema della “consulenza alla pari” e la formazione di consulenti alla pari. Tra i progetti specifici, nell’ambito del programma europeo Daphne 2000-2003, Measures to combat violence against children young people and women (“Misure per combattere la violenza nei confronti dei ragazzi, dei giovani e delle donne”), abbiamo approfondito la problematica della multipla discriminazione che le donne con disabilità subiscono, a partire dal doppio svantaggio dell’essere persone con disabilità e donne, discriminazioni cui se ne possono aggiungere anche altre (orientamento sessuale, razza, colore della pelle ecc.). Sempre rispetto alle donne con disabilità, abbiamo inoltre partecipato a iniziative e organizzato attività per promuoverne la tutela e il protagonismo. E ancora, abbiamo approfondito i temi della bioetica e della vita autonoma e indipendente, lavorato su questioni concernenti la cooperazione internazionale e lo sviluppo delle società mancanti delle risorse essenziali per garantire servizi e la vita stessa alle persone con disabilità».
Fronti d’impegno, quindi, anche in deciso anticipo sui tempi, come del resto era sempre stato il percorso di Vincenza Ferrarese, scomparsa in questi giorni nella sua Melfi, in Basilicata. Già tra la fine degli Anni Settanta e l’inizio degli Anni Ottanta, infatti, era stata tra i soci fondatori della Lega Nazionale per il diritto al lavoro degli handicappati, attiva anche nella raccolta di firme per chiedere il superamento della Legge 482 del 1968 sull’invalidità.
Il lavoro era stato sempre lo “specifico” di Ferrarese, anche come formatrice e a livello istituzionale, se è vero che era stata dapprima operatrice del Servizio Orientamento nell’Area del Disagio Sociale dell’APOF-IL (Agenzia Provinciale Orientamento e Formazione, Istruzione, Lavoro), diventando poi per alcuni anni coordinatrice didattico-amministrativa del Centro di Formazione Professionale dell’ENAIP di Melfi (Ente Nazionale ACLI Istruzione Professionale), conseguendo quindi la qualifica di Analista Progettista di Formazione Professionale presso la Regione Basilicata e svolgendo, sempre nella sua Regione, la valutazione di progetti presentati in seno alle Iniziative Comunitarie: ADAPT e Occupazione e Valorizzazione Risorse Umane.
Già prima di diventare Presidente di DPI Italia, Ferrarese aveva assunto inoltre anche la massima carica della FISH Basilicata (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ruolo condotto con grande impegno fino a quando le sue condizioni di salute gliel’hanno consentito. «La sua perdita – dichiara Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH – lascia un grande vuoto, perché Vincenza era un vero e proprio punto di riferimento, nella sua Regione e non solo, per la tutela dei diritti di ogni persona con disabilità».
«Una persona, una donna con disabilità competente, impegnata e un’amica vera», dice Nunzia Coppedé, presidente della FISH Calabria, altra terra di impegno per Ferrarese, che era stata anche Socia del Coordinamento Regionale Alogon. «E tragica ironia della sorte – aggiunge Coppedé – lei, che tanto si era battuta per affermare i princìpi della vita indipendente, ha purtroppo dovuto fare i conti, negli ultimi anni della sua vita, con la grave carenza delle Istituzioni locali risapetto alle sue necessità di assistenza, potendo di fatto contare sul solo sostegno del caro fratello». Sin troppo facile a questo punto ricordare quanto Ferrarese scriveva sulle nostre pagine nel 2008, in un significativo articolo intitolato Attuare anche in Basilicata progetti di vita indipendente, a commento della vicenda di una donna con disabilità costretta a trasferirsi dalla propria terra, non riuscendo a trovare soluzioni rispetto all’esigenza di vivere una vita libera e dignitosa. Rivolgendosi infatti direttamente alla propria Regione, la Presidente della FISH Basilicata aveva scritto: «È assolutamente necessario che l’Assessore al ramo e la Regione diano voce al proprio silenzio, formalizzando atti concreti e finanziando progetti per la vita indipendente, capaci di rispondere adeguatamente alle istanze dei propri cittadini».
Insieme alla FISH e a DPI Italia, anche la nostra redazione invia un messaggio di vicinanza ai cari e agli amici e amiche di Vincenza Ferrarese. (S.B.)