Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo da Gabriele, un nostro Lettore della Lombardia.
Leggo continuamente articoli su aspettative di vita indipendente, progetti ricreativi (sport ecc.) che sicuramente sono importanti per chi, persona con disabilità, aspira ad una vita “normale”, sacrosanto! Credo però che talora si perda la priorità di dover prima affrontare il disagio di certi problemi quotidiani, forse più banali, legati alle persone con disabilità grave, che devono dipendere interamente da altri e, di conseguenza, dalle loro famiglie.
In tanti anni ho dovuto registrare e sottostare a tanti di questi aspetti sgraditi, spesso dovuti a mentalità ottuse di chi non vive le situazioni più critiche. A tal proposito vorrei solo citare alcuni attualissimi esempi concreti.
Con il Covid accedere agli sportelli dell’INPS o dei Patronati è diventato difficile (lo era anche prima, per molti). Dall’ottobre scorso, poi, l’INPS non consente di entrare nel suo sito web con il “semplice” PIN. Com’è ben noto, infatti, occorre munirsi dello SPID, il Sistema Pubblòicvo di Identità Digitale, ciò che è possibile per una persona con disabilità intellettiva grave tramite il proprio tutore o amministratore di sostegno, con la funzione Delega Identità Digitale.Occorre cioè compilare un apposito modulo da consegnare fisicamente ad una sede INPS firmato in originale con documenti vari. Nel mio caso la sede INPS più vicina dista circa 10 chilometri, per accedere agli sportelli occorre prendere un appuntamento online e dedicarci delle ore tra il viaggio e la registrazione della delega.
Chiedo quindi all’INPS di poter inoltrare il modulo online e di evitare di recarmi fisicamente agli sportelli. Il servizio INPS Risponde mi dà subito risposte (preconfezionate) in cui mi illustra tutto ciò che ho già letto nel sito e riguardo alla presentazione della delega per via telematica, mi informa che deve essere il disabile ad entrare nel sito INPS e a compilare la delega (semplice! Ma il disabile come può entrare nel sito, se non ha ancora lo SPID, motivo da cui nasce tutto! E il disabile grave deve per forza richiedere ad altri di inserire la delega…).
Riscrivo all’INPS e mi rispondono, subito, che come genitore posso compilare un altro modulo, firmato anche dall’altro genitore (con firma “autenticata” digitalmente) e inviare tutto via PEC. Io, però, non ho né la PEC ne la firma digitale.
Faccio presente nuovamente la situazione, evidenziando che sono amministratore di sostegno e che mio figlio non è un minore; quindi la risposta data per un genitore non è pertinente al mio caso. Chiedo quindi conferma : «Posso solo presentarmi fisicamente agli sportelli, anche se l’INPS ha già tutti i miei dati?». L’Istituto, infatti, possiede già la disposizione del Giudice Tutelare che mi nomina amministratore di sostegno (riscuoto anche la pensione INPS tutti i mesi come delegato), ha i documenti di identità e di invalidità (presentati in sede di domanda di pensione), ha le precedenti certificazioni fatte online (tutti gli anni per ISEE ristretto e dichiarazione ICRIC che non è stato ricoverato in ospedale: anche questo, per altro, è un problema di ogni anno che potrebbe essere facilmente risolto, sollevandoci da queste incombenze quando non ci sono state variazioni!) e validate dall’INPS stesso.
Arriva l’ennesima risposta: mi invitano ad inoltrare tutti i documenti, la nomina di amministratore di sostegno eccetera eccetera. Mi chiedono anche di inviare una nuova richiesta, specificando: la tipologia della domanda presentata; il numero Domus o il protocollo INPS rilasciato al momento della presentazione; la data presentazione; eventuali ulteriori informazioni utili…
Mi sono rassegnato, ho preso appuntamento per gli sportelli, fatto fotocopie di tutto, dovrò dedicare altro tempo per ottenere lo SPID per poter accedere al sito INPS e presentare ogni anno dichiarazioni che l’Istituto richiede anche se nulla è variato, e per poter vedere il cedolino pensione, consultabile solo online, o eventuali comunicazioni che ormai non spediscono più. E sono convinto, per esperienza, che mi solleveranno altri problemi… pazienza!
Un altro esempio di stretta attualità riguarda le vaccinazioni anti-Covid. Tutti in famiglia abbiamo fatto le prime due dosi, principalmente per tutelare le persone fragili, ma in particolare per mio figlio abbiamo dovuto “tribulare non poco” per prendere il primo appuntamento. La Regione Lombardia, infatti, contrariamente a quanto si sente spesso dire dai media, non ha un’organizzazione con dati riferiti alle persone con disabilità (ovviamente le ASL/ASST e l’INPS hanno questi dati), per cui il sito non riesce a riconoscere il disabile grave e i caregiver conviventi (tra l’altro ci viene indicato che non avrebbero potuto essere più di due). Ora, dunque, che sono passati oltre sei mesi dalla seconda dose, abbiamo telefonato per la terza dose, ma mio figlio non è ancora censito e quindi risulta impossibile collegare, ancora, i familiari, per recarci insieme a vaccinarci.
Anche in questo caso telefonate a destra e a manca, ew alla fine ci siamo organizzati con altre famiglie e con il Centro Disabili per fare il vaccino in loco (un infermiere verrà appositamente), ma non tutti i familiari conviventi potranno farlo contemporaneamente, mentre sarebbe stato quanto meno opportuno!
Io non sono ancora molto anziano, ma chi non ha queste possibilità? E quelli che ho citato sono solo due casi: chi vuole ne può leggere tra le righe anche altri, per accenni a problematiche quotidiane irrisolte.
Oggi mi sono preso la libertà di scrivere queste poche righe, rubando tempo ad aspetti delle nostra vita che ritengo più importanti (anche le famiglie con disabili gravi devono affrontare i problemi gravosi ed essenziali di tutte le altre famiglie), per non arrendermi sempre passivamente allo sconforto e per cogliere l’invito di un gentile avvocato che mi chiedeva di portare le mie esperienze come contributo a favore di altri.