Nel linguaggio politico (e non solo in quello) da un certo tempo è in auge la dizione “apriamo un tavolo”, per indicare la necessità o la richiesta di una trattativa con pluralità di proposte, pareri e quindi mediazioni per superare un problema importante.
Nel mondo reale, invece, “aprire un tavolo” indica piuttosto l’operazione che permette di allungare il tavolo di casa per il pranzo di Natale, con il conseguente malevolo sospetto, «non sarà che i politici seduti al tavolo ci mangino sopra, torta (pardon, panettone) compreso?».
Nel mondo delle persone con disabilità, poi, che fa parte integralmente del mondo reale, aprire un tavolo può voler dire aprire un tavolo da fisioterapia, mentre in quello dei “gravissimi” e delle loro caregiver il tavolo non si può aprire perché spesso non è un tavolo, ma una sedia a rotelle, un piano di statica o un altro ausilio.
E le caregiver? Quelle non hanno il tempo di sedersi a tavola…
Tutti i significati delle parole “aprire un tavolo”
Spesso sono i politici (e non solo) ad “aprire un tavolo”, per indicare la necessità o la richiesta di una trattativa con pluralità di proposte. Nel mondo reale, invece, si riferisce piuttosto all’operazione che permette di allungare un tavolo per il pranzo di Natale. Per le persone con disabilità, poi, questa espressione può voler dire aprire un tavolo da fisioterapia. E per le caregiver che accudiscono persone con grave disabilità? «Quelle non hanno il tempo di sedersi a tavola…», scrive Giorgio Genta