Cani guida: le Leggi, il rispetto e il buon senso

È l’UICI Piemonte a denunciare l’ennesimo episodio di discriminazione ai danni di una persona non vedente, che si è vista negare l’accesso al Duomo di Torino, perché in compagnia del proprio cane guida. Possibile che Leggi ormai consolidate da decenni non trovino ancora cittadinanza nel nostro Paese? Pare proprio di sì, purtroppo, se è vero che fatti del genere sono ancora sin troppo diffusi in tutta Italia. «Le Leggi sono fondamentali - sottolinea per altro la persona discriminata - ma poi servono l’educazione, il rispetto e il buon senso»

Cane guida di persona non vedenteFino a quando saremo costretti a segnalare fatti come quello qui di seguito denunciato dall’UICI Piemonte (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti)? Possibile che Leggi ormai consolidate da decenni non trovino ancora cittadinanza nel nostro Paese? Pare proprio di sì, purtroppo, anzi le cose sembrano peggiorare.
Parliamo infatti dell’ennesimo episodio di discriminazione ai danni di una persona non vedente, che si è vista negare l’accesso al Duomo di Torino, perché in compagnia del proprio cane guida. Vittorino Biglia, dunque, questo il nome della persona, residente in provincia di Imperia, dopo essere stato bloccato da un addetto alla sicurezza, insieme al suo fedele amico Spritz, ha dovuto chiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

«Un fatto grave – commenta Franco Lepore, presidente dell’UICI Piemonte -, indice di insensibilità e indifferenza, alla faccia delle lotte che portiamo avanti da oltre cent’anni. Eppure già da quasi cinquant’anni la Legge 37/74, integrata e modificata dalle Leggi 376/88 e 60/06, ha stabilito che la persona cieca ha il diritto di farsi accompagnare dal proprio cane guida nei suoi viaggi sui mezzi di trasporto pubblico e in tutti gli esercizi aperti al pubblico. E chi non rispetta la legge è punibile con una sanzione amministrativa pecuniaria. Voglio ricordare-inoltre che i cani guida sono gli “occhi di chi non vede” e che certe discriminazioni non dovrebbero nemmeno esistere. Ci aspettiamo pertanto le pubbliche scuse dal parroco per l’increscioso episodio. A tal proposito, la nostra Associazione si dichiara fin da ora disponibile ad incontrare i responsabili della parrocchia per spiegare loro cosa prevede la legge e per fornire la formazione adeguata a tutto il personale al fine di rendere il Duomo di Torino sempre più inclusivo».

A dare ulteriore sostanza al nostro sconforto iniziale, è il fatto che purtroppo casi analoghi a quello di Torino sono ancora sin troppo diffusi in tutta Italia, come sottolinea l’UICI Piemonte.
«Sono indignato e provo una grande amarezza per ciò che è successo – racconta Biglia -, anche perché alla fine gli unici a scusarsi con il sottoscritto sono stati i poliziotti, che ovviamente non avevano nessuna colpa. E pensare che nei giorni precedenti, il titolare di un bar mi aveva negato l’accesso ai locali per lo stesso motivo, ma in quel caso mi ero recato in un altro esercizio. Trovo inconcepibile che, per far valere i propri diritti, una persona sia costretta a chiamare le forze dell’ordine sottraendole ad attività ben più urgenti. Purtroppo si tratta di episodi sempre più frequenti, spero solo che questa vicenda serva a sensibilizzare l’opinione pubblica. Le Leggi sono fondamentali ma poi servono l’educazione, il rispetto e il buon senso».

«Continueremo a vigilare – conclude Lepore – affinché in chiesa, come al bar, episodi come questo non si ripetano più. Attendiamo scuse formali e, se necessario, siamo pronti a far sentire la nostra voce in ogni sede». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: segreteria@uicpiemonte.it.

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