Strumento indispensabile per il caregiver notturno, la sedia costituisce la base operativa per la sua prestazione di cura. Naturalmente quanto detto non significa che il caregiver notturno sia necessariamente una persona pigra che trascorre la notte seduto. Se ancora “in gamba”, infatti, il nostro nottambulo, oltre che vigilare e operare da ritto, mal di schiena permettendo, nei momenti di massima tranquillità fa quattro passi sino in cucina per farsi il caffè five o clock (versione mediterranea del più celebre tè albionico ovvero caffeina versus teina), nonché una successiva puntata in bagno per lavarsi le mani.
Tornando alla sedia, essa rappresenta anche il luogo del riposo del caregiver notturno: da seduto può dormire brevemente con un solo occhio chiuso oppure leggere interessanti monografie sui cavalli selvaggi della steppa mongolica, anche quest’ultima attività svolta con un occhio solo perché l’altro deve seguire il saturimetro e i valori pressori del ventilatore.
Nei caregiver notturni anziani tale attività genera, alla lunga, uno strabismo professionale, che nelle caregiver è detto “di Venere” (le caregiver non sono mai anziane per definizione).
Dopo avere vagheggiato per anni su sedili ergonomici allungabili, allargabili, reclinabili, dotati di accessori degni dell’Ispettore Gadget e soprattutto dopo avere collezionato diverse cadute da una sedia dotata di rotelle (sottratta abilmente ad un amico dentista), oggi il fantasioso malfattore si accontenta di stare seduto, quando può, su una robusta vecchia sedia da cucina con seduta di cordino intrecciato e schienale verticale leggermente concavo.
In realtà le sedie sono due (la seconda è assai utile per poggiarvi sopra gli oggetti più disparati nonché eventuali ospiti, rigorosamente familiari nottambuli) e sono pervenute in suo dominio grazie al cambio di arredamento della cucina. Il duro lavoro al quale sono state sottoposte le ha arricchite di ammaccature e tagli (questi ultimi operati dai nipotini), ma conservano la loro peculiare robustezza nonché l’eleganza Anni Settanta, tipica del noto designer d’interni che le progettò.
Ad essere pignoli, una di esse inizia ad avere un certo gioco negli incastri dei legni, utile per altro a permettere il giusto assestamento posturale al vigilante.
Il problema più grave riguarda in realtà la seduta in cordino in via di lento disfacimento giacché l’abile artigiano “impagliatore” di Chiavari (Genova), scovato dopo lunghe ricerche, risultò poi essere passato a miglior vita da alcuni anni senza aver trasmesso la sua antica arte ad alcuno.
La risoluzione del problema? Chiederò a Silvia [la figlia con grave disabilità di Giorgio Genta, N.d.R.] se mi presta uno dei cuscini high tech della sua carrozzina!