«La condotta discriminatoria di quell’istituto è costituita dall’avere sottoposto la minore alla prova preselettiva necessaria all’iscrizione alla prima classe, nonché dal rifiuto di modulare le prove di ingresso, tenendo conto della specifica condizione di disabilità della minore»: è quanto si legge nell’Ordinanza con cui il Tribunale di Milano ha condannato per discriminazione il Liceo Musicale Carlo Tenca del capoluogo lombardo, per avere rifiutato a una quindicenne con grave disabilità l’iscrizione alla classe prima.
La famiglia della ragazza si era rivolta al Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA (la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), denunciando che la ragazza aveva sì avuto a disposizione il 50% in più di tempo rispetto agli altri candidati, che era stata supportata da un insegnante di sostegno e che era stata rimodulata la soglia di valutazione della prova scritta, ma al tempo stesso vi era stato il rifiuto di fornire alla giovane degli stampati più grandi (in quanto non richiesti anticipatamente), il rifiuto che qualcuno potesse scrivere per lei, viste le sue difficoltà la scrittura, oltre alla scelta di sottoporle i quesiti utilizzando griglie e schemi per lei di difficile lettura e comprensione e anche di farla seguire da una docente di sostegno sconosciuta. Tutto ciò, secondo il provvedimento del Tribunale di Milano, ha di fatto posto la ragazza in una posizione di svantaggio rispetto agli altri candidati, in violazione di tutti i princìpi nazionali e internazionali in tema di riconoscimento del diritto all’istruzione per gli studenti e le studentesse con disabilità.
«La sottoposizione della minore alle ordinarie prove preselettive per l’accesso all’istituto – ha scritto infatti il Giudice -, pur con i contemperamenti adottati, non consente di rimuovere la condizione di divario e disparità esistente con gli altri allievi non portatori di disabilità, proprio in ragione delle evidenziate difficoltà intellettive e comunicative tali da rendere lo svolgimento delle prove scritte e delle prove orali un ostacolo pressoché insormontabile». «Ma soprattutto – come sottolineano dalla LEDHA – non risultano essere state precedute dall’individuazione di prove elaborate in rapporto alle specifiche condizioni di disabilità ed esigenze della minore».
Il Giudice ha altresì condannato l’Istituto a iscrivere Anna in quella scuola e il Ministero dell’Istruzione al risarcimento del danno non patrimoniale.
«Senza la guida e il sostegno della LEDHA – commenta Sergio Battipaglia, il legale del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi che ha seguito da vicino la famiglia -, probabilmente i genitori della ragazza avrebbero rinunciato, perché non in grado di scegliere cosa fare».
Per la giovane, fatto non secondario, la scelta di continuare il proprio percorso di studi all’interno del Liceo Musicale Tenca non derivava solo dalla passione personale che l’ha portata in questi anni a suonare pianoforte e violino, ma era anche e soprattutto legata al fatto che, attraverso la pratica strumentale, lei «riesce a comunicare e a relazionarsi con i compagni e, durante la pratica musicale, quel divario con i coetanei che appare più evidente in altri àmbiti si assottiglia a favore di una comunicazione gioiosa ed egualitaria. Il canale musicale risulta altresì la modalità attraverso la quale meglio si veicolano i contenuti delle altre discipline e si raggiungono i risultati più tangibili», come si legge nel PEI (Piano Educativo Individualizzato) della scuola di provenienza.
«L’anno scolastico frequentato da Anna al Liceo Musicale di Lecco che si sta concludendo – dichiara Laura Abet, altra legale del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi -, con le fatiche e i disagi connessi al cambio di casa e di vita determinate dai mancati accomodamenti ragionevoli che il Liceo Musicale Tenca di Milano non ha messo in atto, evidenzia che il problema delle piccole e grandi discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità è quotidiano. È necessario quindi avere il coraggio di difendere i propri diritti e questa importante Ordinanza apre una riflessione generale sul tema delle prove selettive per accedere alle scuole superiori, una prassi sempre più diffusa tra quelle considerate più prestigiose, ma che per la scuola dell’obbligo potrebbe considerarsi discriminatoria». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it (Ilaria Sesana).