«Ci ha lasciati l’8 giugno – leggiamo nel sito della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) – Manuela Romitelli, socia della UILDM di Teramo e collaboratrice della nostra rivista “DM” e della app “DM Digital”. Giornalista professionista, 46 anni, amava molto il suo lavoro».
«Una “scalatrice di montagne”- scrive Anna Mannara, consigliera nazionale della UILDM e direttrice editoriale di “DM” – come lei stessa amava definirsi, innamorata della scrittura e della sua professione». Sempre nel sito dell’Associazione vi sono anche gli affettuosi e profondi ricordi di Doriana Chiodi, presidente della UILDM di Teramo e di Barbara Pianca della redazione di «DM», che scrive tra l’altro: «La battaglia continua, Manu. Per te e per tante persone come te che con la loro vita hanno contribuito a sensibilizzare e riflettere sui temi dell’inclusione sociale. Che tu possa volare leggera».
Quella di Manuela Romitelli è una perdita grave e molto triste anche per noi, che da tempo la conoscevamo personalmente, oltre ad avere avuto il piacere di ospitarne una serie di contributi anche in «Superando.it». Uno di questi ce l’aveva inviato subito dopo un momento quanto mai tragico, come il sisma che nell’agosto del 2016 ha colpito il Centro Italia. Lo riprendiamo qui di seguito più che volentieri, per far capire ai Lettori e alle Lettrici la profonda umanità di Manuela, oltre alla grande capacità di fissare con parole scritte anche le emozioni più forti.
Da parte nostra ci uniamo a quanto scritto dal Gruppo Donne UILDM, che nell’esprimere le più sentite condoglianze per la scomparsa di Manuela, la definisce come «un’amica, una collega, una donna energica e professionale dotata della rara capacità di descrivere la vita delle persone con parole che sprigionavano una delicata bellezza. Ci mancherà immensamente». (Stefano Borgato)
24.8.2016: senza la possibilità di scappare
di Manuela Romitelli*
Mi sveglio di soprassalto. Cerco di scoprire le mie braccia da sotto la coperta, ma qualcosa mi trattiene. Non capisco cosa. Poi, nella penombra, vedo il mio grande armadio bianco muoversi in modo anomalo. In sottofondo sento un insieme di suoni cupi e sinistri. Subito riconosco quella “voce” che viene da sottoterra.
«Non è possibile, non può essere di nuovo», penso.
Avverto un dolore al basso ventre, che si fa via via più intenso. Nausea. Paura.
Sono secondi interminabili. Come in quel lontano 6 aprile 2009. Lontano nel tempo, ma vivo nel cuore. Oggi come allora. Impotente, senza la possibilità di scappare. Prego e chiudo gli occhi. Prego affinché quel “mostro” da sottoterra non mi prenda con sé. Anche questa volta è andato via, lasciandomi nel panico.
Sono le 3.36 del 24 agosto 2016. Un’altra data che non dimenticherò. Resto a letto, sebbene sia estate, fuori fa freddo. Non posso stare al freddo. Rischio di ammalarmi e per la mia precaria salute potrebbe essere peggio di un terremoto. I miei polmoni sono deboli, provati.
Affrontare un terremoto è una cosa difficile. Per tutti. Ma per chi vive una disabilità e non può scappare, lo è mille volte di più.
«Non posso scappare», questo è il mio pensiero più grande.
Quel “mostro” mi ha ricordato che c’è ed è sempre lì. Sottoterra. Mi ha ricordato che la natura è più forte di noi. Può prendersi tutto, senza nemmeno chiedere. Può portarsi via quello a cui teniamo di più e lasciarci senza difesa alcuna.
Siamo tutti vittime di un mondo che crediamo ci appartenga.
*Testo pubblicato da «Superando.it» il 29 agosto 2016.