«Impegnato sin dall’inizio degli Anni Sessanta nella tutela, nella difesa e nella promozione dei diritti di tutte le persone non in grado di difendersi»: ci sembra una delle migliori definizioni possibili per Francesco Santanera, scomparso nei giorni scorsi a Torino, a 94 anni, fondatore tra l’altro, negli Anni Sessanta, dell’ANFAA, l’Associazione Nazionale delle Famiglie Adottive e Affidatarie, e impegnato per decenni con il CSA, il Coordinamento Sanità e Assistenza fra i Movimenti di Base di Torino. Ne affidiamo un ricordo a Vincenza Zagaria.
Francesco Santanera ci ha lasciati orfani, ma ricchi di una grandissima eredità. È stata una persona fortemente rigorosa, lungimirante, profetica. Il potere e le sue lusinghe, non l’hanno mai contaminato, mai interessato. Ha con fermezza chiarito che i diritti, non devono essere scambiati come favori. Se essi non sono esigibili, non servono.
Con Francesco a volte ci siamo scontrati, ciascuno di noi correva troppo avanti, io giovane e desiderosa di affermare i bisogni urgenti, lui lungimirante, saggio e con la sua profonda esperienza.
Ricordo le tantissime riunioni del CSA di Torino, la sua vera scuola. Lì in tanti abbiamo imparato e siamo cresciuti.
Oggi che anch’io sono anziana ricordo quel suo sorriso, io sapevo che dentro di lui c’era tanta tenerezza e nutriva affetto, anche quando lo contestavamo.
È stato il maestro del migliore welfare, si meritava molto di più, ma i profeti, e lui lo è stato, sovente non sono compresi compiutamente.
Le sue volontà dopo la morte mi hanno confermato la sua straordinarietà al servizio dell’umanità.
Noi persone con disabilità lottavamo per un interesse legittimo, Francesco si batteva oltre ogni ingiustizia, a prescindere dalle ragioni che le determinavano.
Grazie Francesco, per averti conosciuto, grazie per quello che ho imparato, grazie per la chiarezza, l’intransigenza dei compromessi e la salda determinazione. Grazie davvero.