«La Regione Marche rinnova l’impegno in favore delle fasce di utenza socialmente debole e mette a disposizione oltre € 4,2 milioni di euro di contributi per l’acquisto di abbonamenti al Trasposto pubblico locale a tariffe agevolate. Si tratta di un intervento che interessa una platea di circa 25.000 persone [tra cui] cittadini invalidi o disabili (16% circa)»: è quanto si legge in una nota diffusa il 9 agosto scorso dalla Giunta della Regione Marche [a questo link il testo integrale, N.d.R.], rispetto alla quale, però, vanno fatte alcune puntualizzazioni, sottolineando innanzitutto che le persone con disabilità fisica, le quali hanno bisogno di pedana e di pensilina adattata alla discesa della stessa pedana, non potranno usufruire di quelle tariffe agevolate, per il semplice fatto che molti pullman non sono attrezzati e che quelli attrezzati non hanno nel loro percorso le pensiline necessarie alla discesa della pedana alla quale serve un gradino di 10 centimetri per essere abbassata.
Ma c’è anche un’altra problematica riguardante la mobilità delle persone con disabilità fisica e nello specifico di coloro che vogliono utilizzare il treno: la maggior parte delle stazioni ferroviarie della costa adriatica non sono accessibili, poiché non è stato affatto rispettato il cronoprogramma delle opere per la messa a norma delle stazioni stesse tramite un ascensore, reso noto addirittura cinque anni fa da RFI (lo si legga a questo link), la società preposta alla gestione delle stazioni.
Ulteriore problematica: quando le persone con disabilità fisica arrivano nelle stazioni, come fanno poi a raggiungere le spiagge o le località dove hanno prenotato le loro vacanze, se non vi è un trasporto a chiamata call center che permetta loro di raggiungere la loro metà?
Tornando al problema delle stazioni, va sottolineato il fatto che Trenitalia ha acquistato venti nuove carrozze completamente accessibili, le quali però si fermano in stazioni con barriere architettoniche. È pertanto a dir poco paradossale che Trenitalia si vanti dell’acquisto di quelle nuove carrozze ferroviarie, ben sapendo del problema dell’accessibilità delle stazioni!
Sempre in tema di barriere, infine, da segnalare anche la sin troppo frequente mancata applicazione del Decreto Ministeriale 236/89 (Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche), il quale prevede che le rampe di accesso ai marciapiedi abbiano una pendenza massima dell’8%, senza lasciare un gradino di 2 centimetri e mezzo, il quale costituisce un’ulteriore barriera da affrontare, sia per le persone con disabilità in carrozzina, sia per chi spinge quest’ultima.
La conclusione è semplice: in tutte queste situazioni i principali obiettivi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ovvero la piena inclusione e la non discriminazione, non vengono minimamente perseguiti.