I sottoscrittori del presente contributo, docenti di sostegno e curriculari, genitori, genitori già docenti, dirigenti, docenti universitari, formatori, esperti in pedagogia, psicologi, psichiatri e professionisti della scuola in pensione, uniti nel Libero Gruppo di Lavoro per l’Inclusione Nazionale, indicano nei punti che seguono alcune importanti azioni finalizzate ad attribuire maggiore dignità all’educazione e alla formazione. Ѐ indispensabile infatti che la Scuola acquisisca maggiore consapevolezza del proprio ruolo nella crescita del Paese e, soprattutto, che migliori la qualità dell’educazione di tutti.
La Scuola e le riforme sin qui avviate faticano a decollare e, a causa delle incertezze generate dalla pandemia degli ultimi anni, risulta inammissibile la logica dei tagli che, invece di investire nella Scuola, continua ad ignorare il valore dell’educazione e della vita sociale, componenti fondamentali per garantire il futuro del nostro Paese.
Cominciamo da:
1. Definire un numero contenuto di alunne e alunni per classe, non più di 20 e con l’intento di ridurli ulteriormente a 18. «Con un numero superiore di alunni si può al massimo istruire, non educare» (Umberto Galimberti). Quest’ultimo compito, quello di educare, è basilare e imprescindibile per la scuola ed è un dovere della politica garantirlo.
2. Prevedere l’aggiunta di ore settimanali tra le funzioni di insegnamento, da un minimo di 2 a un massimo di 6 non frontali per attività di formazione, progettazione e programmazione coordinata e condivisa. Tale variazione oraria, da valutare a seconda delle esigenze, dovrà necessariamente prevedere un adeguamento economico.
3. Riconoscere ai Dirigenti Scolastici, come prioritaria, la loro originaria funzione pedagogica attraverso l’eliminazione della reggenza e degli accorpamenti di scuole che comportano inevitabili sovraccarichi di gestione. In un’ottica di leadership distribuita, che meglio si addice ad una comunità educante, sarà inoltre necessario prevedere un piccolo esonero dall’insegnamento delle figure di sistema che sostengono il Dirigente nella gestione della scuola.
4. Fornire alla scuola il supporto delle figure complementari all’educare: psicologi, pedagogisti, esperti e assistenti alla comunicazione, specialistici e di base.
5. Riconoscere alle scuole la funzione di co-progettazione con gli Enti Locali, le ASL e le Associazioni dei familiari, con la finalità di restituire a chi si occupa della governance delle scuole stesse negli Accordi di Programma, Piani di Zona e Patti Territoriali, con la responsabilità delle competenze educativo-didattiche che attengono alle loro scelte politiche, operative e decisionali. Dalla co-progettazione interistituzionale territoriale devìessere raggiunto al più presto l’obiettivo della trasformazione della scuola, dal tempo pomeridiano a seguire, in un centro culturale ricreativo polivalente aperto ai cittadini e in particolare ai giovani coinvolti come soggetti attivi.
6. Rivendicare il diritto-dovere di verificare il lavoro svolto attraverso la creazione di una rete di supporto all’inclusione costituita da un numero adeguato di docenti esperti, ispettori e supervisori debitamente formati, in particolare per i casi complessi. Tale rete di supporto dovrà essere in grado di realizzare i percorsi di cui alle linee guida e alle linee di indirizzo, ove queste siano ufficialmente approvate. È appena il caso di ricordare che l’inclusione riguarda tutte le alunne gli alunni con e senza disabilità, nonché tutti i docenti e non solo i docenti di sostegno.
7. Effettuare la ricognizione sugli sprechi, individuando soprattutto:
° le strutture scolastiche inadeguate anche sul piano dell’accessibilità, storiche, fatiscenti o in affitto;
° i bandi inutili che non hanno ricadute a lungo termine sulla qualità della scuola;
° la distribuzione di fondi assegnati per progetti mai verificati o attribuiti a Enti o Istituzioni la cui ricaduta sulla scuola è minima;
° l’uso eccessivo di software “proprietari”, a scapito delle tecnologie Open Source [di libero accesso, N.d.R.];
° l’aumento esponenziale del numero di docenti specializzati senza predisporre nessun intervento correttivo o di supporto. Il contenimento pur minimale del numero crescente dei docenti di sostegno permetterebbe di finanziare la rete di supporto di cui al precedente sesto punto e la specializzazione teorica e pratica sulle disabilità che presentano maggiori complessità.
La lista degli sprechi sarebbe davvero ancora lunga, ma ci preme approfondire la necessità di impiegare le dovute risorse per realizzare una formazione in entrata e in itinere che sia vera formazione e non generico aggiornamento. Tale considerazione, valida per tutti gli insegnanti, e dunque non solo riferita ai docenti di sostegno con o senza specializzazione, andrebbe in aggiunta estesa a tutte le figure specialistiche più sopra menzionate.
E infine un ultimo punto:
8. Prevedere meno burocrati e più pedagogisti o persone con un’ampia esperienza di vita scolastica nelle Direzioni che esercitano poteri decisionali e negli uffici che si occupano di istruzione ed educazione. La finalità è quella di far scaturire le proposte politiche e legislative da un continuo, attento e ampio contatto con la realtà scolastica di ogni ordine e grado, possibile grazie alla già citata rete di supporto all’inclusione.
Parimenti all’attuazione di quanto sopra richiesto, si auspica l’attuazione degli atti previsti dal Decreto Legislativo 66/17 sull’inclusione, come integrato dal Decreto Legislativo 96/19, assicurando, al contempo, il funzionamento dei CTS (Centri Territoriali di Supporto), con l’assegnazione almeno di semiesoneri agli operatori per garantirne un funzionamento qualificato.