Le persone che hanno difficoltà ad utilizzare i comuni canali comunicativi sono tra le più penalizzate nell’accesso ai servizi di ristorazione, dunque vanno salutate con favore tutte le iniziative che tengono conto di questo aspetto. Merita pertanto di essere segnalato il progetto Io parlo con il dito, realizzato a Milano da clinicaMENTE, un’Associazione di Promozione Sociale nata nel 2014 per volontà di un gruppo di psicologi-psicoterapeuti del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano.
L’organizzazione è accreditata con la Fondazione Ca’ Granda IRCCS Policlinico di Milano e dal 2018 sviluppa il progetto Psicologo in Hospital Kids presso la Clinica Pediatrica De Marchi.
Sostenuta dall’Assessorato allo Sviluppo Economico del Comune di Milano, dall’EPAM (Associazione Provinciale Milanese Pubblici Esercizi) aderente a Confcommercio Milano e dal Garante Lombardo dei Diritti per l’Infanzia, l’iniziativa consiste nella realizzazione di una tovaglietta americana di carta color paglia, simile a quelle comunemente utilizzate in molti esercizi, denominata, appunto Io parlo con il dito, sulla quale sono stampati alcuni simboli relativi all’alimentazione e alla permanenza nei locali e i rispettivi significati. Vi sono stampati, ad esempio, un coltello, una forchetta e un piatto, ma anche le mani per dire “ancora” o “basta”, diverse espressioni del viso per dire “mi piace”, “non mi piace”, “sono triste”, “sono arrabbiato”, il disegno di WC per chiedere dov’è il bagno ecc. Tali simboli possono essere semplicemente indicati con la mano o con le dita dalla persona che usa un linguaggio non comune per interagire col cameriere senza bisogno di intermediari.
La tovaglietta, spiegano gli ideatori, «si ispira ai princìpi della CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), area della pratica clinica rivolta a tutti coloro che presentano delle disabilità comunicative del linguaggio, sia permanenti sia temporanee».
Grazie alla collaborazione con l’EPAM, il progetto ha potuto avvalersi di una sperimentazione di tre mesi, durante i quali la tovaglietta è stata distribuita e utilizzata con riscontri positivi in otto esercizi milanesi (Pizzerie Nuovo Cerro Ardente, Mundialbreak e Capperi che Pizza, Wine Bar Cuvèe, Divina Piadina, Osteria Nonna Maria, Bar Victory e Bar Geko) e la sperimentazione stessa è stata svolta con modalità partecipativa, con il coinvolgimento di sei genitori di bambini e bambine con disturbi del linguaggio.
Per dare un’idea della dimensione del fenomeno, l’Associazione ha divulgato alcuni dati sui disturbi del linguaggio: da una ricerca condotta dalla FLI (Federazione Logopedisti Italiani) e realizzata secondo le Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità, circa il 7% dei bambini, in maggioranza maschi, è affetto dal disturbo primario del linguaggio, più frequente in età scolare. E ancora, un bambino su 77 (tra i 7 e 9 anni di sesso maschile) presenta un disturbo dello spettro autistico, secondo le stime del Ministero della Salute. Si parla invece di disturbo specifico del linguaggio quando questo non è collegato o causato da altri disturbi evolutivi del bambino, quali ad esempio un ritardo mentale o la perdita dell’udito. (Simona Lancioni)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: associazione.clinicamente@gmail.com.
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso – con alcune modifiche dovute al diverso contenitore – per gentile concessione.