Si è svolta recentemente Handy Cup, regata dall’Argentario a Napoli, con soste presso alcune tra le più belle isole del Mediterraneo.
«Siamo sinceramente convinti che le diversità siano il sale della vita», spiega Mauro Pandimiglio, presidente della scuola di vela Mal di Mare e fondatore di Handy Cup.
Sono molte le Associazioni che utilizzano la navigazione a vela nell’area del disagio, convinte che essa possa costituire una sorta di “ecosistema” dove più facilmente sia possibile trovare una soluzione o un percorso più agevole di autostima e di crescita autonoma.
Durante la manifestazione, alcuni ragazzi del carcere minorile di Nisida e di alcune associazioni hanno testimoniato la propria esperienza, raccontando che «una volta salpati diventa oggettivamente difficile distinguere a bordo chi è disabile e chi non lo è, e non solo rispetto agli aspetti esteriori, ma anche rispetto a quello che ognuno di noi si porta dentro. Il paraplegico ha lasciato la sua carrozzina sul molo e ora siede come tutti noi nel pozzetto della barca, il non vedente ha già memorizzato il “luogo barca” e tra non molto, con le altre capacità sensoriali, sarà in grado di muoversi in perfetta autonomia. Il nostro amico mattacchione ci mette un po’ ad ambientarsi a trovare i suoi contorni, i riferimenti, ma poi anche lui si lascerà andare e vedremo che riuscirà, come del resto constatiamo che succede in molti casi, anche a diminuire la sua pozione farmacologia».
Pandimiglio ha dichiarato con orgoglio che attraverso Handy Cap si sono incontrate le associazioni italiane che lavorano nell’area del disagio con la vela e che insieme hanno creato Unione Vela Solidale, organismo di cui a Nisida è stato presentato il protocollo d’intesa con il Ministero della Giustizia per avvicinare i minori detenuti al mondo della vela.
(B.P.)
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