L’ice sledge hockey, o hockey su slitta, è una disciplina le cui origini si fanno risalire tra la metà e la fine degli anni Sessanta del Novecento. Essa si sviluppa in Scandinavia, tra Svezia e Norvegia, e per tutto il decennio che va dal 1970 al 1980 rimane uno sport poco più che amatoriale, ristretto a queste due realtà nazionali.
Si deve infatti aspettare l’inizio degli anni Ottanta perché anche Gran Bretagna e Canada vengano contagiate dalla passione per questa disciplina e possano vantare, in brevissimo tempo, diversi team di sledge hockey nel proprio Paese.
E così, per un’altra decina d’anni, sono solo Norvegia, Svezia, Canada e Gran Bretagna i protagonisti degli incontri che hanno luogo in occasione dei Giochi Internazionali o delle Coppe del Mondo.
Successivamente, altre cinque, sei nazioni si uniscono a questo poker iniziale e finalmente, nel 1994, lo sledge hockey debutta ufficialmente alle Paralimpiadi invernali di Lillehammer, in Norvegia, cui prendono parte cinque squadre nazionali.
Solo due anni più tardi, nel 1996, si disputano i primi Campionati Mondiali in cui la disciplina viene ufficialmente riconosciuta e non più considerata solamente dimostrativa.
Da quel momento in poi quella dell’hockey su slitta è la storia di una crescita e di uno sviluppo di notorietà e seguito in costante ascesa. Essa infatti diventa presto la disciplina più apprezzata dal pubblico nel corso delle Paralimpiadi, che la segue con grande passione, essendo molto “fisica” e di grande rapidità, quindi molto emozionante.
Lo sledge hockey viene praticato da persone con disabilità che interessano gli arti inferiori del corpo. Con l’ausilio di una slitta, fatta di alluminio o di acciaio, che poggia su due lamine e un manicotto, questi atleti utilizzano due stecche lunghe la metà di quelle utilizzate per l’hockey tradizionale, l’una con all’estremità la mezzaluna per colpire il disco, l’altra con una punta di metallo per fare presa sul ghiaccio e avere la possibilità di darsi la spinta.
Le squadre si compongono di cinque giocatori più il portiere, e le regole del gioco sono simili a quelle dell’hockey su pattini.
Una partita dura quarantacinque minuti, suddivisi in tre tempi di quindici ciascuno. All’interno di ogni squadra, i giocatori vengono divisi in tre gruppi, in base alle abilità funzionali e in virtù di tale suddivisione ad ognuno vengono assegnati da uno a tre punti. Questo si dimostra determinante per la scelta dei componenti della squadra, in quanto gli allenatori non possono far scendere in campo giocatori la cui somma sia superiore a quindici.
Per quanto riguarda la realtà italiana, il primo raduno di sledge hockey, cui hanno partecipato circa venti giocatori, si è tenuto a Varese all’inizio del 2003, e a distanza di poco più di un anno, il 3 e 4 aprile 2004, tre squadre (una piemontese, una lombarda e una altoatesina) si sono incontrate/scontrare in questa stessa città in occasione del primo torneo nazionale, vinto dai lombardi dell’Armata Brancaleone.
Ma l’evoluzione del movimento che gravita attorno a questa nuova disciplina è stata davvero notevole poiché già nel marzo del 2005 si è potuta eleggere la prima squadra Campione d’Italia, i Tori Seduti, rappresentativa del Piemonte, che ha ripetuto l’impresa anche l’anno successivo vincendo il torneo 2005/2006.
Oltre a queste due squadre, partecipano al Campionato Italiano di sledge hockey fin dalla prima edizione gli altoatesini Sudtiroler Eagles. E d’altro canto, anche per la terza stagione – che si concluderà nella primavera del 2007 – la squadra da battere rimane l’agguerrita compagine piemontese.
Si tratta certo di uno sport ancora molto giovane per quanto riguarda la realtà del nostro Paese: esso sta però crescendo con grande rapidità e gli atleti che lo praticano impiegano tutte le loro energie per prepararsi al meglio ai vari impegni che di volta in volta si presentano.
In particolare i componenti della Nazionale Italiana, che ha partecipato con discreti risultati alle Paralimpiadi di Torino, continuano a fornire prestazioni in continua crescita che fanno ben sperare e che dimostrano come essi siano senza dubbio sulla buona strada.