Fondo per le Politiche Sociali dimezzato? La preoccupazione della FISH

di Pietro V. Barbieri*
La preoccupazione della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) di fronte alla ventilata riduzione (quasi del 50%) del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali. Una nota ufficiale del presidente della Federazione Pietro V. Barbieri

Vari tagli di euroStando alle dichiarazioni riportate dai rappresentanti del Governo nel corso della seduta del 14 luglio della Conferenza Stato-Regioni – e in attesa dei possibili chiarimenti che potrebbero arrivare da parte dei Ministri competenti nel corso della Conferenza Unificata in programma per il 28 Luglio – la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) non può che dichiararsi profondamente preoccupata dalle ricadute della prevista riduzione del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali.
In particolare la Federazione, anche a nome di tutte le Associazioni ad essa aderenti, è allarmata dalle ripercussioni che questo provvedimento avrà sulla quantità e soprattutto sulla qualità dei servizi destinati ai cittadini con disabilità.

La diminuzione rispetto all’ammontare del Fondo stanziato per lo scorso anno è sostanziale: nel 2004, infatti, la maggioranza ha optato per l’erogazione ad Enti Locali e Regioni di un finanziamento pari ad un miliardo di euro, per passare ai 518 milioni stanziati per quest’anno.

Alla luce della riforma del Titolo V della Costituzione e del percorso federalista intrapreso dall’Italia, che ha già messo a nudo situazioni allarmanti dal punto di vista del sistema dei diritti, questo ulteriore taglio potrebbe aprire uno scenario inquietante, caratterizzato da una disparità di trattamenti che andrebbe a colpire chi è già vittima di pesanti discriminazioni.
La carenza di risorse – dovuta alla mancata copertura delle spese già affrontate e a una riduzione importante del contributo inserito nella prossima Finanziaria – potrebbe spingere le Regioni e le istituzioni locali con maggiori disponibilità economiche a rifinanziare interventi, come quelli previsti per esempio dalla Legge quadro 328/2000, senza (relativamente) interessarsi dei ritardi o dell’inconsistenza delle sovvenzioni statali. Di contro i cittadini residenti in aree depresse del Paese vedranno diminuire sempre di più i già scarsi servizi, tra i quali rientrano prestazioni essenziali come l’assistenza domiciliare per le persone con disabilità.

Preso atto delle obiettive difficoltà in cui versa il sistema economico e produttivo italiano, uno Stato che si considera civilizzato non può tuttavia procedere verso l’attesa «ripresa della crescita» – dichiarazione di intenti contenuta nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (DPEF) presentato lo scorso 15 luglio – lasciando deliberatamente indietro le fasce sociali più deboli, e vanificando così ogni opportunità di reale inclusione.

È chiaro che l’effettivo dimezzamento del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali sarebbe il segnale di una tendenza deplorevole, con conseguenze importanti sulla programmazione e sulla possibilità di proseguire con la fornitura di servizi per i prossimi anni. Una scelta politica in controtendenza con decisioni che dovrebbero invece vertere sempre più all’estensione dei diritti per tutti i cittadini.

*Presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

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