Il monitoraggio, tema del venticinquesimo e ultimo articolo della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità, è stato l’oggetto delle consultazioni informali aperte giovedì 11 agosto dal presidente in carica del Comitato Ad Hoc (Ad Hoc Committee), l’ambasciatore Don MacKay.
Al suo invito a fare commenti e proposte su questo argomento, la maggioranza dei governi si è trovata d’accordo sul fatto che questa Convenzione presenta l’assoluta necessità di un sistema di monitoraggio che operi sia a livello nazionale che su scala internazionale, e ha avanzato una serie di proposte per certi versi innovative, per altri più caute.
Aperta la sessione plenaria, hanno potuto poi partecipare alla discussione anche le Organizzazioni Non Governative e l’ambasciatore MacKay, concludendo le discussioni, ha osservato il fatto che il notevole livello di accordo raggiunto sul tema del monitoraggio è stato superiore ad ogni aspettativa.
La struttura della Convenzione
Successivamente, l’Assemblea è passata ad una serie di consultazioni informali sul tema della struttura della Convenzione e anche in questo caso non sono mancate proposte diverse tra di loro, che hanno acceso la discussione.
In particolare, l’idea australiana di dividere – all’interno della Convenzione – gli articoli sui diritti civili e politici da quelli economici, sociali e culturali, ha suscitato molte reazioni di profonda perplessità, basate prima di tutto sul presupposto che i diritti umani non sono così facilmente scindibili, ma anzi sono interdipendenti e correlati tra di loro.
Di una certa considerazione ha goduto invece la proposta della delegazione del Liechtenstein, che ha suggerito di mantenere un titolo descrittivo per ogni articolo della Convenzione, come appare adesso nella bozza in discussione.
L’accorgimento di associare un titolo al numero – ad esempio Articolo 18, Educazione – avrebbe lo scopo di aiutare la lettura e la stessa accessibilità della Convenzione e non avrebbe alcuna finalità interpretativa.
Infine, dopo alcuni interventi delle Organizzazioni Non Governative su questo tema e la presentazione di alcuni rapporti dei facilitatori – incaricati dal presidente di trovare un accordo su alcuni testi di articoli rivisti – la seduta è stata aggiornata al giorno successivo. L’ultimo di questa sesta sessione del Comitato Ad Hoc.
L’ultimo giorno
Un ultimo giorno di sessione che – come previsto dall’agenda dei lavori – è stato dedicato al completamento del rapporto finale preparato dalla Presidenza. Un testo che ha il compito di informare – ma anche di far comprendere – tutto il lavoro svolto nel corso dell’intera sessione.
I facilitatori
E proprio in questo senso, un’attività particolarmente intensa e impegnativa è stata quella svolta dai facilitatori, che con incontri indetti in vari momenti della giornata, hanno cercato di proseguire le consultazioni sia con i delegati dei governi che con quelli delle Organizzazioni Non Governative. E questo allo scopo di avere il maggior numero di proposte e consigli e di riuscire a raggiungere – per determinati articoli della Convenzione – un accordo su un testo di bozza alternativo, da proporre all’Assemblea. Obiettivo, questo, raggiunto da alcuni, che hanno così tangibilmente potuto sottoporre i risultati delle loro consultazioni, ma non da tutti.
Solo nel pomeriggio di venerdì 12 agosto, quindi, la Presidenza ha potuto concludere la discussione sul nuovo testo proposto dal facilitatore che si è occupato dell’articolo 21 e del 21bis (sulla salute e la riabilitazione), per passare a discutere del rapporto formale del Comitato.
Il rapporto formale
In merito a questo, una questione di particolare interesse per i delegati è stata quella relativa agli incontri futuri del Comitato stesso, che nel 2006 dovrebbero essere due, in sessioni di lavoro che vadano da un minimo di dieci ad un massimo di quindici giorni lavorativi ciascuna.
D’altro canto, alla proposta di incontri che abbiano la durata di tre settimane si è duramente opposta la delegazione statunitense, che valuta questa soluzione problematica da un punto di vista economico.
Successivamente la discussione si è spostasta verso il contenuto della bozza del secondo allegato che verrà unito al rapporto formale e che, come ha voluto precisare la Presidenza, ha lo scopo di raccogliere la sostanza delle discussioni, e non dev’essere una lista completa e dettagliata di commenti o impressioni proposti nel corso della sessione.
Sessione chiusa
L’ambasciatore MacKay, prima di chiudere la sessione, ha offerto infine alle delegazioni la possibilità di fare delle considerazioni generali, e sono state in particolare quelle del Mali e dello Yemen che hanno voluto comunicare la propria soddisfazione per i risultati fino a qui raggiunti, sottolineando però l’importanza che una definizione della Convenzione non venga inutilmente ritardata.
I commenti conclusivi dello stesso MacKay, invece, gli hanno dato la possibilità di esprimere la propria soddisfazione per essere riusciti a rivedere tutti gli articoli mancanti della Convenzione, che secondo lui ha un buon testo ma che necessita di modifiche e rafforzamenti.
Soprattutto, MacKay ha fatto notare come, mentre nelle sessioni precedenti le discussioni erano state in sostanza dei dibattiti, in cui ognuno esprimeva la propria preferenza per una posizione o un’altra, d’ora in poi le discussioni dovranno andare verso una definizione del testo, cosa che implicherà anche di «dover accettarre cose che non si amano, ma con le quali si può convivere!».
Infine, il presidente non ha potuto non ringraziare gli Stati e i membri della società civile per il genuino dialogo e l’interazione prodotti, per la predisposizione ad ascoltare, commentare e accettare opinioni diverse.
Il saluto finale lo ha rivolto ai rappresentanti delle Associazioni di persone con disabilità, ringraziandole per aver ricordato, e per ricordare sempre a tutti i delegati, gli obiettivi cui la Convenzione deve tendere per garantire i diritti umani di tutte le persone con disabilità.
I partecipanti si sono dati quindi appuntamento al 2006, con la consapevolezza che se la strada da percorrere è ancora lunga, il lavoro fin qui svolto è importante e deve rendere orgogliosi.