Nella primavera scorsa, una bambina con disabilità ebbe una crisi epilettica sul pulmino che la portava a scuola.
Ebbene, tanto bastò all’Amministrazione Comunale del suo paese, per definire il servizio fino ad allora offerto, non più come scolastico ma come attività di “rilevanza sanitaria” e quindi non più di sua competenza.
Per garantire il trasporto a scuola, venne quindi richiesta «la presenza di un familiare o di persona incaricata direttamente dalla famiglia» ovviamente «previa sottoscrizione di apposita liberatoria».
Un piccolo grande esempio, questo, di come un’Amministrazione Comunale possa cercare di scaricare responsabilità che le sono proprie.
Ovviamente, i problemi per la famiglia della bambina sono iniziati subito, con le difficoltà della madre a conciliare i propri impegni lavorativi con la presenza sul pulmino comunale. Ed è da tale disagio che la famiglia stessa fece ricorso al Servizio Legale di LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), per verificare come poter affrontare la situazione.
Ancora una volta, quindi, abbiamo dovuto far presente che i servizi comunali necessari per garantire la frequenza scolastica ai bambini con disabilità devono essere garantiti sempre e gratuitamente dai Comuni.
In particolare, sul servizio di trasporto scolastico bisogna sempre ricordare quanto previsto all’articolo 28 della Legge 118/71: «Condizionare l’erogazione di questo servizio alla presenza di un genitore sul mezzo di trasporto significa sostanzialmente porre dei limiti e delle condizioni ingiustificati, costituendo una chiara forma di discriminazione indiretta [grassetto redazionale]».
Una spiegazione chiara che però non ha convinto il Comune di residenza della famiglia che ha continuato a sostenere le proprie posizioni.
Lo stesso Difensore Civico della Regione Lombardia, presa in esame la situazione, ha assunto una posizione chiara e inequivocabile di completa adesione a quanto sostenuto dalla famiglia e da LEDHA, ribadendo in sostanza il fatto che anche «la presenza di un accompagnatore durante il tragitto […] compete allo stesso ente tenuto a garantire il trasporto, eventualmente valutando la possibilità di coinvolgere l’ASL che ha già in carico la ragazza disabile».
Un’intensa attività di pressione ha portato infine il Comune a tornare sui suoi passi e ad assicurare «che il servizio di trasporto verrà comunque svolto nei mesi a venire alla presenza di un’autista e di un accompagnatore…».
Insomma, una conclusione positiva per una vicenda che non sarebbe dovuta nemmeno iniziare!
*Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità.
Segreteria LEDHA, ledha@informahandicap.it
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