Il Convegno Internazionale La Qualità dell’integrazione scolastica“ – organizzato dal Centro Studi Erickson e svoltosi a Rimini dall’11 al 13 novembre – è stato il più interessante fra quelli organizzati negli ultimi anni. E questo non solo per l’alto numero di partecipanti (oltre quattromila), ma anche per i temi affrontati e per le conclusioni raggiunte, contenute nella mozione finale.
La mozione finale
Proprio questo documento risulta essere degno di nota in quanto esprime una forte sensibilità etica e civile e formula proposte in modo incisivo e costruttivo.
Appare molto significativo, infatti, che le richieste in esso presenti non siano incentrate solo sulla scuola, ma anche sul contesto istituzionale costituito dagli Enti Locali e dai Piani di Zona, che sono tenuti a sostenere il progetto globale di vita scolastica ed extrascolastica, come espressamente previsto dalle norme vigenti.
Altrettanto importante è stata la scelta di puntare fortemente, nella mozione, sulla formazione iniziale e su quella continuativa di tutto il personale coinvolto nel processo d’integrazione, evitando di focalizzare l’attenzione solo sugli insegnanti di sostegno. Nel testo, anzi, non vi è alcun riferimento ai tagli dei posti ricoperti da questi ultimi, proprio perché – come dimostrano le statistiche – a livello di media nazionale, di fatto l’organico da almeno dieci anni si è attestato su un rapporto di un insegnante ogni due alunni con disabilità.
Certo, come tutte le medie, anche questa prevede delle eccezioni, come la Sicilia, in cui il rapporto tende ad essere quasi di un insegnante per studente, oppure come il Lazio, in cui esso è di quasi un insegnante ogni tre studenti.
D’altro canto – sempre dati alla mano – anche quest’anno, in presenza di 161.000 alunni certificati, l’organico vede la presenza di oltre 86.000 docenti per il sostegno, con un lieve incremento percentuale migliorativo rispetto allo scorso anno.
Il problema reale, dunque, è che quasi la metà di questi docenti sono precari e non in grado di dare continuità didattica. Inoltre, più di un terzo di essi non è neppure specializzato, a causa della mancanza di un quadro di politiche organiche del Ministero dell’Istruzione su questi aspetti.
E tuttavia, genitori e docenti curricolari continuano ad insistere con la richiesta di un numero maggiore di ore di sostegno, allettati dalle numerose sentenze e ordinanze dei tribunali civili che sempre più spesso acconsentono ad un loro aumento, talora – paradossalmente – anche «per tutta la durata dell’orario scolastico», senza alcuna distinzione per quei casi che probabilmente necessiterebbero di interventi didattici.
O acconsentendo, addirittura, «per l’autonomia e la comunicazione» degli alunni, aspetti per i quali servirebbe invece l’intervento di assistenti educativi che debbono essere forniti dagli Enti Locali.
Nell’emanazione di queste sentenze, infine, non si tiene nemmeno conto se in taluni casi non sarebbe necessaria la presenza di assistenti sanitari i quali, come precisato da altre sentenze, sono di competenza delle Aziende Sanitarie Locali.
Dunque, l’aumento di richieste e di concessioni di posti di sostegno da parte dei tribunali trova una sola legittima giustificazione nel quasi totale disinteresse della maggior parte dei docenti curricolari, soprattutto nella scuola media e superiore, a prendersi in carico il progetto di integrazione scolastica, adducendo come motivazione il fatto che nessuno abbia mai insegnato loro cosa si debba e si possa fare a livello didattico.
Nel caso poi in cui si proponga loro la frequenza di corsi di aggiornamento, questi stessi ribattono che «l’aggiornamento è un diritto ma non un dovere per i docenti curricolari».
Bene fa, quindi, la mozione finale del Convegno di Rimini ad insistere sulla necessità di corsi di aggiornamento obbligatori, concordati con i sindacati della scuola, perché «senza formazione – come si legge nel testo della mozione stessa – nessuna qualità dell’integrazione è possibile».
La mozione, poi, fa anche riferimento alla necessità di rapporti interistituzionali, regolati dagli accordi di programma sulla base di “linee guida” concordate in seno alla Conferenza Permanente Stato-Regioni-Città.
Una richiesta, questa, avanzata da tempo dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), come anche l’istanza che gli atti applicativi della riforma della scuola siano sottoposti al parere dell’Osservatorio Ministeriale sull’Integrazione Scolastica, organismo di cui fanno parte, oltre ad esperti ministeriali, anche le principali associazioni di persone con disabilità e i loro familiari.
Mentre finivo di scrivere questo pezzo ho ascoltato in diretta – tramite Radio Radicale – il risultato della votazione finale sulla pessima Riforma della Costituzione, criticata con un nobile intervento dal senatore Fisichella, di Alleanza Nazionale, che per questo motivo si è pubblicamente dimesso dal suo partito.
La Riforma è stata approvata per soli sette voti e quindi sono certo che il referendum confermativo vedrà la bocciatura popolare di un testo che introduce nel nostro sistema costituzionale un “federalismo antisolidale”, come giustamente scritto nella stessa mozione di Rimini.
Attraverso i concetti espressi in quest’ultima, infatti, si coglie anche una forte critica alle attuali politiche scolastiche e sociali, che tendono a ridurre fortemente la spesa pubblica, contraendo così anche la qualità dei servizi territoriali e scolastici.
La Manifestazione Nazionale indetta dalla FISH
Per questo motivo, nel corso di una delle sessioni del convegno di Rimini, nell’auditorium gremito si è levato un grande applauso all’annuncio che la FISH aveva indetto – per il 15 novembre – una manifestazione di protesta contro i tagli previsti dalla Finanziaria per il 2006.
Manifestazione che si è svolta regolarmente, con la partecipazione di migliaia di persone con disabilità, di mamme coi loro figli studenti, anche in condizione di estrema gravità.
Non si è trattato, però, della solita “marcia del dolore” con la quale si era soliti ricattare politicamente i governi per ottenere – per pietà – degli interventi pubblici “caritatevoli”. Abbiamo assistito invece ad una corale e composta manifestazione per la rivendicazione di diritti fondamentali di cittadinanza per tutti e vi hanno preso parte elettori di tutti i partiti.
Nel corso di un incontro – svoltosi il 15 novembre tra una delegazione della FISH ed esponenti della maggioranza – questi ultimi hanno assicurato che presenteranno degli emendamenti alla Finanziaria che accolgono le richieste dei manifestanti.
Qualora le promesse fatte in quel frangente – in risposta alle richieste delle associazioni – non dovessero ancora una volta essere concretizzate, allora la fiducia riposta in questa classe politica governativa – dimostrata dal fatto stesso che ad essa vengano formulate richieste e proposte ragionevoli in una logica di dialogo culturale e civile – verrebbe inequivocabilmente meno.
Inoltre, alle ragionevoli richieste contenute nella mozione finale del Convegno di Rimini, come risponderanno il ministro dell’Istruzione e il Governo?
In questo senso le associazioni presenti nell’Osservatorio Ministeriale si aspettano risposte chiare già in occasione del prossimo Seminario di studio sulla didattica dell’integrazione scolastica, organizzato dal Ministero dell’Istruzione a Sant’Agnello di Sorrento (Napoli), dal 28 al 30 novembre.
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