Come un gregge di “pecore senza pastore” circa 100.000 organizzazioni e associazioni stanno rincorrendo il miraggio del 5 per mille dell’IRPEF, che potrà essere destinato alla solidarietà e alla ricerca.
Il primo adempimento richiesto per partecipare al riparto è l’iscrizione – entro poche ore da quando scriviamo – all’apposito elenco che sarà costituito presso l’Agenzia delle Entrate; l’invio della domanda d’iscrizione dev’essere effettuato da un intermediario abilitato al Fisco telematico. Da segnalare poi l’ulteriore presenza di scadenze e complicazioni.
Sono previsti quattro settori di attività, molti dei quali sovrapponibili:
a) volontariato, ONLUS, associazioni di promozione sociale ecc.
b) finanziamento degli enti di ricerca scientifica e delle università (che saranno indicati dal Ministero dell’Istruzione);
c) finanziamento della ricerca sanitaria (su indicazione del Ministero della Salute);
d) attività sociali svolte dal Comune di residenza del contribuente.
Il contribuente potrà quindi esprimere la propria scelta firmando all’interno del riquadro riferito a uno dei quattro settori di attività e – se vorrà destinare il contributo ad uno specifico ente o associazione – indicare il codice fiscale del destinatario.
Quando poi il contribuente (come succederà quasi sempre) si limiterà a firmare l’intenzione generica (volontariato, ricerca scientifica, ricerca sanitaria, attività sociali del Comune di residenza), senza indicare il preciso destinatario, la ripartizione seguirà un criterio proporzionale commisurato al numero delle destinazioni espresse mediante il codice fiscale.
Il riparto premierà chi sarà stato preferito più spesso, cioè la somma complessiva sarà distribuita in proporzione al numero delle indicazioni dirette.
Questo meccanismo e altre difficoltà interne rendono il provvedimento molto simile ad un’operazione di marketing piuttosto che a un incentivo alla solidarietà.
Infatti, non solo vengono poste in concorrenza migliaia di organizzazioni e di associazioni, ma si richiede una sfida comunicativa per invitare i cittadini a manifestare la loro preferenza per uno specifico soggetto.
La sfida sarà vinta due volte dalle grandi organizzazioni, una prima volta perché hanno maggiori possibilità e strumenti di propaganda e di fidelizzazione, una seconda volta perché godranno della ripartizione esclusiva di tutti i “contributi generici”.
Questo provvedimento, quindi, di carattere iniziale e sperimentale, interferisce con la più corretta logica delle deduzioni fiscali per le erogazioni liberali, introduce un dubbio esempio di sussidiarietà verticale e infine potrebbe costituire un ulteriore alibi per lo Stato e i cittadini a interrompere altri canali di finanziamento, occasionali o ricorrenti.
Il ministro Tremonti, le grandi ONLUS, gli enti e le fondazioni di ricerca, ragionevolmente o acriticamente, sono molto soddisfatti.
*Presidente dell’ANIEP (Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti Civili e Sociali degli Handicappati).
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