Le Carte della Qualità dei Servizi Pubblici in Italia vennero introdotte dodici anni fa dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 gennaio 1994 (nota anche come “Direttiva Ciampi-Cassese”), denominata Princìpi sull’erogazione dei servizi pubblici.
Ebbene, secondo una ricerca del movimento di partecipazione civica CittadinanzAttiva, effettuata attraverso l’analisi di quattrocento Carte dei Servizi e l’avvio, in diciotto regioni, di esperienze pilota di audit civico nei servizi pubblici (trasporto pubblico locale, servizio di riscossione tributi, servizio idrico), la Carta è la vera e propria «rappresentazione idealizzata di una realtà caratterizzata invece dai noti disagi cui sono soggetti quotidianamente gli utenti».
Un giudizio senza appello, quindi, che rileva soprattutto la scarsa conoscenza delle Carte stesse, definite in ogni caso «poco comprensibili, quasi sempre autoreferenziali, in quanto pensate più come leva di marketing che come strumento di tutela preventiva dei diritti dei cittadini».
«Il bilancio fallimentare delle Carte dei Servizi – commenta il vicesegretario di CittadinanzAttiva Giustino Trincia – non dipende dallo strumento in sé, del quale vanno riscoperti attualità e necessità, quanto dai tradizionali metodi di verifica della qualità tuttora in vigore, autoreferenziali e chiusi alle istanze dell’utenza. Anche per questo, con l’audit civico, CittadinanzAttiva intende avviare un nuovo metodo di analisi della qualità dei servizi, incentrato sulla valorizzazione del punto di vista del cittadino consumatore».
Da segnalare, tra l’altro, come la ricerca abbia rilevato che solo la metà delle Carte prevede servizi per le persone con disabilità.
Il documento è stato presentato qualche giorno fa in occasione di un Convegno a Roma (Consumatori per la qualità dei servizi), voluto da CittadinanzAttiva tra cittadini-utenti, amministratori locali e aziende.
(B.P.)
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