«L’Unione Europea sta adottando una proposta che permetterà agli Stati Membri di usare pubblico denaro per finanziare edifici e infrastrutture non accessibili. Le nuove barriere europee, quindi, aumenteranno drammaticamente le possibilità di esclusione di 50 milioni di persone con disabilità».
Questo è quanto denuncia l’European Disability Forum (EDF), organizzazione ombrello che rappresenta gli interessi di 50 milioni di cittadini europei con disabilità e la cui missione consiste nell’assicurare a queste persone il pieno accesso ai diritti umani fondamentali attraverso il loro coinvolgimento attivo negli sviluppi delle politiche e nella loro applicazione.
Infatti, si afferma in una nota ufficiale della stessa EDF, «dopo due anni di negoziazioni intense, il Consiglio dell’Unione Europea si accinge ad adottare una soluzione di compromesso sui Fondi Strutturali Europei che rappresentano più del 30% del budget europeo. Malgrado la forte pressione del Parlamento Europeo, la Commissione e il Consiglio hanno omesso di trascrivere nella proposta, che sarà applicata per l’uso dei Fondi Strutturali da parte degli Stati Membri, il principio di accessibilità».
«L’Unione Europea – ha dichiarato dal canto suo Yannis Vardakastanis, presidente dell’EDF – ha la responsabilità di controllare e decidere come i denari pubblici europei debbano essere usati negli Stati Membri. Tralasciando il criterio dell’accessibilità, la Commissione e il Consiglio hanno semplicemente sentenziato che 50 milioni di cittadini con disabilità debbano restare esclusi dalla società e ciò non potrà essere accettato».
Va detto che i Fondi Strutturali hanno fin qui contribuito a finanziare i maggiori progetti d’investimento in campo ambientale, dell’impiego e dei servizi, della società della conoscenza, delle infrastrutture di trasporto, le ristrutturazioni urbanistiche, la formazione, l’educazione e la cultura.
Nonostante poi il fatto che in via di principio le persone con disabilità possano beneficiare dei fondi EU come qualsiasi altro cittadino, la mancanza di specifiche misure, quali l’accessibilità, ne impediscono di fatto la possibilità.
Per l’EDF, quindi, «anche se le misure o le regole generali esistono in un Paese, queste non potranno essere pienamente efficaci se l’accessibilità non verrà posta come precondizione per l’ottenimento dei finanziamenti ad un progetto».
Durante la riunione del 20 aprile scorso del Comitato del Parlamento Europeo sullo Sviluppo Regionale, molti membri del Parlamento stesso hanno ammonito la Commissione, dichiarando che l’attuale versione della proposta non potrà essere accettata: «Se il Consiglio non sarà pronto ad emendare la proposta, saremo costretti a rigettare l’intero pacchetto e ad andare a una seconda lettura», ha dichiarato ad esempio Konstantinos Hatzidakis, rapporteur per i Fondi Strutturali Europei.
L’EDF ha esortato quindi il Consiglio ad adottare una posizione comune che garantisca il principio di accessibilità in tutti i Fondi Strutturali Europei. Ha richiamato altresì la Commissione Europea, quale garante del Trattato, a sostenere questo principio chiave.
«Uguaglianza e non discriminazione sono parte delle fondamenta dell’Unione Europea», ha affermato ancora Vardakastanis. «Oggi è tempo per l’Europa di provare che i suoi strumenti finanziari sono coerenti con i suoi valori, esplicitamente riconosciuti nel Trattato».
Da segnalare infine che a farsi portavoce di questa battaglia nel nostro Paese è stato il Consiglio Nazionale sulla Disabilità (CND), organizzazione sorta nel 1995 e composta da trentasei soci (associazioni, federazioni, leghe, coordinamenti, consulte ecc.), che rappresenta gli interessi dei nostri concittadini con disabilità.
(S.B.)
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Segreteria CND (Alessia Bracci)
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