Filippide in Provincia è il nome del progetto lanciato dall’Amministrazione Provinciale di Roma che prenderà il via con l’anno scolastico 2006-2007. Scopo dell’iniziativa sarà quello di dare vita ad una serie di corsi di formazione e aggiornamento per operatori sportivi, utili a fornir loro le competenze necessarie a sostenere ragazzi affetti da sindromi autistiche e disturbi generalizzati dello sviluppo, nello svolgimento delle diverse attività.
Mutuando la denominazione dal Progetto Filippide – i cui tecnici e responsabili hanno curato la preparazione di molti ragazzi con disabilità mentali (autismo, sindrome di West, sclerosi tuberosa), permettendo loro di partecipare a vari eventi sportivi in Italia e all’estero – anche questa iniziativa vuole fornire stimoli soprattutto al processo d’integrazione dei giovani affetti da malattie di questo genere, cercando innanzitutto «di migliorare la qualità della loro vita attraverso la pratica sportiva, vissuta come impegno quotidiano».
«L’idea alla base del progetto – ci spiega Maurizio Ferraro, responsabile dell’iniziativa per la Provincia di Roma – non consiste quindi nel sostenere dei centri diurni per lo sport in cui i giovani con disabilità pratichino le attività preferite separati da tutti i loro coetanei, bensì di favorire una loro integrazione totale nell’ambito di strutture e corsi già esistenti, sotto la guida, però, di operatori specializzati in grado di seguirli e sostenerli».
«La preparazione di questo personale sportivo – continua Ferraro – che appartiene agli oltre 130 impianti comunali di Roma (piscine, strutture per il tennis, per il calcio e altre ancora) e ai quasi 400 ubicati nel territorio provinciale (comprese le palestre scolastiche), dovrà prevedere non solo approfondimenti che portino ad un suo sviluppo tecnico, ma soprattutto di carattere culturale».
E a questo scopo, nelle prossime settimane avranno luogo alcuni incontri tra gli esponenti della Provincia e i comitati che rappresentano le associazioni sportive, gli istituti scolastici e i genitori, per stabilire le linee operative del progetto.
«Prevediamo – conclude Ferraro – che il primo anno sarà interamente dedicato all’organizzazione di workshop, alla costruzione e al consolidamento di contatti tra le famiglie e i giovani affetti da sindromi autistiche e disturbi generalizzati dello sviluppo e le strutture già presenti nel territorio, in quanto è nostra ferma intenzione implementare la rete già esistente, potenziandola, per favorire e dare appunto nuovi stimoli al processo di socializzazione, allo sviluppo dell’autonomia e alla crescita di questi giovani».
(C.N.)
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