A tal fine pone la propria attenzione sulle persone con disabilità in quanto persone e sui loro processi di empowerment, attraverso cui esse possono “rafforzarsi” nelle loro capacità e potenzialità, per riapproprarsi delle proprie risorse umane e prendere in mano la propria vita.
Dopo aver verificato sul campo la necessità di sviluppare processi di empowerment, DPI Italia ha strutturato una metodologia e ha dato vita ad una nuova pratica: quella appunto della Consulenza alla pari individuale e/o di gruppo.
Si tratta di un modello basato sulla relazione di aiuto tra due o più persone con disabilità che consente, a chi voglia intraprendere o rafforzare un percorso di emancipazione dallo svantaggio, di affrontare paure e limiti personali nonché problemi oggettivi, individuando le soluzioni e gli atteggiamenti più consoni al fine di realizzare i personali progetti di vita.
Con quell’iniziativa si mirava ad ampliare l’ambito delle competenze di quelle persone con disabilità che lavorano a contatto con la disabilità stessa nei Centri di Informazione e Documentazione Handicap o agli Sportelli Informativi delle associazioni, facendo emergere la necessità di promuovere servizi capaci di rispondere alla complessità dei loro bisogni di autonomia.
Per questa elaborazione progettuale, il punto fermo da cui si è partiti è stata la convinzione che, per poter sviluppare percorsi di vita autonoma e indipendenza, è di indubbia importanza, per la persona, rielaborare il proprio vissuto rispetto alla disabilità. La consapevolezza nei confronti di se stessi, tenendo conto delle proprie capacità, ma anche dei propri limiti, è lo strumento che più di tutti consente all’individuo di porsi in maniera attiva, realistica, propositiva e progettuale all’interno dei contesti in cui vive.
Nello specifico, il testo mette in evidenza che nell’ambito del movimento delle persone con disabilità, il genere è irrilevante, così come irrilevanti sono stati sempre considerati la dimensione sociale, di classe, etnica e dell’orientamento sessuale.
La disabilità viene infatti considerata come un concetto unitario che eclissa tutte le altre dimensioni. L’approccio attuale rivela la tendenza a nascondere il genere nell’esaminare le vite delle persone con disabilità, trascurando di esplorare l’influenza che il genere stesso ha su di esse.
In sostanza, il movimento delle persone con disabilità non ha ancora riconosciuto la discriminazione multipla, determinata dalla combinazione di genere e disabilità – sperimentata dalle donne con disabilità – ciò che ha comportato una mancanza di interesse nel progettare interventi e pratiche, politiche e azioni per soddisfare le necessità specifiche di queste ultime.
Allo stesso modo, il pensiero femminista continua ad ignorare e ad escludere le donne con disabilità. Le donne si sono unite agli uomini, senza o con disabilità, relegando le donne disabili ad un livello inferiore della loro riflessione intellettuale e politica.
Con tutta probabilità una delle ragioni principali per cui le donne con disabilità sono sostanzialmente escluse dal movimento femminista è l’impegno a veicolare un’immagine di donna forte, potente, competente e attraente; infatti, queste donne “indifese”, “eterne fanciulle”, “dipendenti”, “bisognose” e “passive”, non possono che rafforzare lo stereotipo tradizionale della donna. E quindi la donna con disabilità – considerata da sempre inadatta a ricoprire i tradizionali ruoli di madre, moglie, casalinga e innamorata – altrettanto viene considerata inadatta a ricoprire i nuovi ruoli di una società in cui domina il mito della produttività e dell’apparenza.
Gli autori del manuale hanno ritenuto opportuno articolarlo in tre parti, la prima delle quali riguardante una riflessione generale sulla disabilità, ove si cerca di chiarire il contesto in cui si inserisce l’esperienza, con particolare attenzione alla filosofia e all’esperienza maturata da DPI.
La seconda parte affronta poi il tema specifico della Consulenza alla pari, mentre le pagine conclusive lasciano spazio ad alcune concrete esperienze associative, in Italia e all’estero.
DPI Italia crede molto nella stesura di questo volume perché, evidenzia ancora Rita Barbuto, «riconosce in esso uno strumento efficace per le persone con disabilità e in particolare per le donne, al fine di rompere il “muro di silenzio” e superare quella sorta di “visibilità trasparente” sovente attribuita loro da chi le circonda».
(S.B.)
Il volume è stato pubblicato in due lingue, italiano e inglese, ed è disponibile, gratuitamente, fino ad esaurimento delle scorte, a chiunque ritenga di voler approfondire l’argomento.
Per averlo bisogna scrivere a DPI Italia: dpitalia@dpitalia.org.
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