Trasportiamo persone, non pacchi…

di Nadia Guadagnuolo
Le tante leggi, i vari provvedimenti, la nuova progettazione: molto è stato fatto, nel nostro Paese, in ambito di abbattimento delle barriere architettoniche. Eppure, sono sempre all'ordine del giorno storie quotidiane che fanno pensare di vivere ancora in una sorta di "terzo mondo culturale"! La più recente arriva da Firenze
Sono volontaria all’Unità Spinale di Firenze e da un anno e mezzo mi scontro con gli innumerevoli problemi che riguardano il mondo delle persone con disabilità. Tutti i giorni davanti a me si aprono scenari imprevisti di barriere e, cosa ancor più grave, l’indifferenza della gente di fronte a queste problematiche.
Spesso, poi, organizziamo delle uscite dal reparto proprio per “tastare con mano” le difficoltà a rientrare con una carrozzina in questo mondo apparentemente civile.
La Fortezza da Basso a Firenze: molti problemi ad accedervi, per le persone con disabilità, in occasione della recente Festa dell'UnitàQualche sera fa, allettati dalla tanta pubblicità dedicata all’evento, abbiamo deciso di recarci alla Festa dell’Unità alla Fortezza da Basso di Firenze. Siamo saliti sul nostro pulmino e, una volta arrivati sul posto, convinti che vi fosse un parcheggio a noi riservato, ci siamo avvicinati al varco d’ingresso.
Lì il “simpatico” addetto della Protezione Civile ci ha detto che non avremmo potuto parcheggiare all’interno, invitandoci a «scaricare» e ad andare a parcheggiare altrove.
«Scaricare»? La risposta è stata immediata: «Trasportiamo persone, non pacchi…». Allora, ricorrendo al ben noto metodo dello “scaricabarile all’italiana”, ci ha suggerito di «provare a chiedere alla polizia all’interno. Sapete, stasera c’è Massimo D’Alema!…”. E allora?
Arrivati all’interno, il posto riservato alle persone con disabilità esisteva, ma era occupato da una serie di auto senza contrassegno che avevano tutto l’aspetto di essere auto blu. Per loro sì che c’è sempre un posto…
Il primo impatto con la polizia è stato molto simile a quello con l’addetto dell’ingresso, finché, convinti che non avremmo mollato facilmente, ci hanno trovato un parcheggio. Purtroppo era il più lontano possibile dal cancello d’ingresso e tra noi e quel cancello si frapponeva un vero e proprio percorso da Camel Trophy, per chi purtroppo non si muove sulle proprie gambe.
La memoria m’inganna oppure il piazzale davanti alla Fortezza da Basso era stato rifatto da pochi anni su progetto di un rispettabilissimo studio d’architettura? Che fine ha fatto la normativa sull’abbattimento delle barriere architettoniche?
Con tutte le difficoltà del caso, siamo comunque riusciti ad arrivare all’interno e, confusi tra i tanti stand per la ristorazione, abbiamo deciso di mangiare una pizza.
I tavoli della pizzeria erano alloggiati su delle pedane; era proprio necessario? E, se lo era, era tanto difficile mettere degli scivoli?
Di forza abbiamo fatto salire le carrozzine, ma è quasi superfluo ricordare che se le persone con disabilità fossero state da sole, avrebbero dovuto rinunciare a mangiare.
Una volta sistemati i tavoli, tutto è andato bene fino al momento di andare via, quando uno dei ragazzi che stavano con noi si è incastrato, con la sua carrozzina elettrica, tra il tavolo e la panca dietro, e dopo avere sbattuto più volte ora da una parte ora dall’altra, sotto lo sguardo incurante dei vicini, ha dovuto ricorrere al nostro aiuto per spostare il tavolo e “liberarlo dalla sua prigione”.
Di nuovo la domanda di prima: e se fosse stato da solo?
Risaliti sul pulmino, l’ultima sorpresa. Non era possibile uscire perché alla fine del vialetto d’uscita c’erano dei motorini parcheggiati che impedivano il passaggio. A trovare la soluzione è stata una vigilessa della Polizia Municipale che con zelo ci ha chiesto di andare contromano e di uscire dall’entrata, avvertendo i colleghi che, al nostro arrivo, facessero da “barriera umana” per bloccare il traffico e permetterci di andar via liberi.
Sarebbero questi gli usi di un Paese civile? Ma quanta strada bisognerà ancora percorrere per uscire una volta per tutte da questo “terzo mondo culturale”?
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