«L’ANFFAS sta seguendo con specifico interesse le attività del Comitato Ad Hoc che dal 2002 sta elaborando il testo della Convenzione per la Tutela dei Diritti delle Persone con Disabilità».
Sono queste le parole con cui Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Disabili Intellettivi e/o Relazionali), ha voluto introdurre alcune considerazioni che spiegano la posizione della sua associazione rispetto ai lavori del suddetto Comitato, nominato dalle Nazioni Unite.
«Siamo profondamente convinti – ha ribadito Speziale – che il lavoro che l’ONU saprà o potrà svolgere in relazione all’approvazione della Convenzione sarà strategico e determinante per un diverso e migliore futuro delle persone con disabilità e dei loro genitori e familiari».
Come ANFFAS cosa avete fatto per sostenere questo processo?
«Per dare concretezza al nostro interesse – e con l’auspicio di poter dare un nostro contributo al lavoro del Comitato – abbiamo pubblicato sul numero 2 dell’anno 2005 dell’«American Journal on Mental Retardation» (AJMR) la prima bozza della Convenzione, e continueremo anche a diffondere lo stato di avanzamento dei lavori, il testo definitivo – non appena pronto – e ogni altro materiale legato a questo straordinario evento, sperando che l’intera attività si concluda il più presto possibile».
Come valutate i lavori per la Convenzione e ciò che stanno producendo, sia da un punto di vista legislativo che culturale?
«ANFFAS ONLUS opera da quasi cinquant’anni per la promozione e la tutela dei diritti delle persone con disabilità e dei loro genitori e familiari. Un lavoro che ci fa certamente sentire parte integrante del movimento delle persone con disabilità e delle sue organizzazioni. L’esperienza politica e culturale che stiamo conducendo all’interno della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), inoltre, ci ha consentito di collocare in una dimensione più ampia e universale il tema dei diritti.
In tale contesto, e alla luce delle numerose occasioni costruite in seno alla Federazione per l’affermazione di questi ultimi, ANFFAS è convinta che l’approvazione della Convenzione sarà un momento storico per tutte le persone con disabilità, comprese le persone che vivono in Italia».
Lei pensa quindi che questo documento costituirà un passaggio determinante per tutti i Paesi che lo ratificheranno?
«Certamente, sbaglia chi pensa che la Convenzione sarà utile – in prevalenza – per quei Paesi dove la tutela dei diritti umani appare più arretrata e problematica.
Certo, l’intensità e l’entità dei problemi sono diverse, così come sono diverse le priorità, e tutti noi sappiamo come siano calpestati e annullati i diritti delle persone più deboli in contesti di povertà, guerra o carestia, situazioni per fortuna non presenti nel nostro Paese. Eppure i problemi ci sono anche da noi, ed è giusto collocarli esattamente nella cornice dove devono stare: quella della tutela dei diritti umani».
Per quanto riguarda il nostro Paese, a cosa si riferisce in particolare?
«Penso alle ancora troppo numerose situazioni in cui la persona con disabilità è discriminata, non vive in condizioni di pari opportunità, non riesce – non perché non possa per la propria condizione di salute, ma per le politiche di sviluppo ostili ai processi inclusivi – a vedere soddisfatti i propri diritti.
Non solo. I problemi esistono anche per i genitori e i familiari delle persone con disabilità, che vedono mutare non solo la propria condizione esistenziale, ma spesso anche la propria condizione economica, entrando velocemente nella fascia di popolazione maggiormente esposta al rischio dell’impoverimento.
In tal senso, una Convenzione Internazionale farebbe bene, anzi, benissimo anche al nostro Paese, e dal canto suo ANFFAS farà il possibile per sostenere il raggiungimento di questo obiettivo, nella convinzione che come strumento potrà rafforzare l’intero movimento, rendendo più efficaci le azioni per la tutela dei diritti».
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