La partecipazione di oltre 800 rappresentanti della società civile agli incontri giornalieri del Comitato ad Hoc (riunito da lunedì 14 a venerdì 25 agosto) è letteralmente impressionante: lo spazio di manovra nella Sala 4 dove si svolgono i lavori assembleari risulta spesso problematico, al punto che il Segretariato ONU ha incaricato una persona (una sorta di inflessibile “cerbero”) di tenere sempre sgombro il passaggio nei corridoi.
Questa grande partecipazione sostiene sia psicologicamente sia con un intenso lavoro di lobbying le attività dell’IDC (International Disability Caucus) che ha presentato i propri emendamenti ed elaborato la propria strategia durante l’assemblea preliminare di domenica 13 agosto.
Per scelta del presidente del Comitato Ad Hoc, l’ambasciatore Don MacKay, l’agenda di discussione si è subito concentrata sui temi più controversi, in modo da lasciare il maggior tempo possibile per la negoziazione. Inoltre, il presidente ha scelto di valorizzare le discussioni informali, che favoriscono il negoziato, rispetto a quelle formali, che richiedono il raggiungimento dell’accordo più largo possibile.
I lavori procedono serrati e si intrecciano agli incontri con i “facilitatori” sugli articoli e i temi ancora senza accordo. Il primo giorno (lunedì 14) è stato dedicato al meccanismo di monitoraggio internazionale. In tal senso, l’opposizione a nuovi strumenti, espressa da Cina, Russia e India, è stata contrastata da una valanga di interventi favorevoli da parte di Paesi latinoamericani, africani e asiatici.
Ad esempio, il rappresentante del Costarica, presidente del GRULAC (Group of Latin America and Caribbean Countries: l’insieme dei paesi latino americani), ha dichiarato che non includere questo strumento sarebbe come correre una maratona e fermarsi a 50 metri dall’arrivo!
Dal canto suo l’Unione Europea ha sottolineato la necessità di un tale meccanismo per rendere effettivo il processo di implementazione della Convenzione a livello nazionale, anche se ha palesato una certa difficoltà ad includere nella proposta le inquires (interventi inquisitori da parte dell’ente preposto al monitoraggio).
La discussione continuerà nei prossimi giorni, coordinata da un facilitatore messicano che avrà il compito di elaborare una proposta.
Sembra realistico a questo punto preventivare l’elaborazione di una conclusione condivisa, anche su questo punto assai discusso, entro la fine della sessione in corso.
Altro tema molto controverso è quello relativo alle donne, nell’ambito del quale la battaglia del gruppo delle donne dell’International Disability Caucus è riuscita a far cambiare posizione all’Unione Europea che ora non solo accetta l’articolo specifico, ma è disposta anche a discutere sull’inclusione di alcuni riferimenti alle questioni di equità di trattamento tra donne e uomini in articoli importanti come quelli sul lavoro, l’educazione e la salute.
Un risultato, questo, che spiana il campo alle obiezioni che avevano bloccato la discussione nella precedente sessione, così come, analogamente, era avvenuto durante la discussione sui bambini.
Si sono poi aperte le discussioni sulla cooperazione internazionale, ove il facilitatore lavorerà per acquisire il consenso su un testo già abbastanza condiviso, e sull’educazione. Qui ci si avvia verso un testo che sposa largamente l’educazione inclusiva, grazie anche al grande impegno del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità) e della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), insieme a quello di numerose altre associazioni.
Tra i temi ancora abbastanza controversi, restano aperti quelli legati all’articolo 12 (rappresentanza davanti alla legge) e all’articolo 17 (integrità personale), rispetto ai quali le posizioni del Caucus – che chiede di garantire la libertà di scelta delle persone con disabilità e l’impegno degli Stati a sostenere il diritto ad esercitarla, senza includere alcun riferimento ai trattamenti sanitari obbligatori – si scontrano con quelle di molti Paesi che rivendicano il tradizionale sistema di tutoraggio e safeguard.
Sembra difficile, infine, che una definizione di disabilità possa essere inclusa nel testo definitivo della Convenzione: si sta lavorando, infatti, sull’ipotesi di introdurre nel preambolo un riferimento alla disabilità come concetto in evoluzione e risultante dall’interazione tra le condizioni ambientali fisiche, sociali e attitudinali.
E in ogni caso dalla discussione di queste prime giornate emerge con evidenza la volontà di chiudere la Convenzione in questa sessione. Infatti, anche dei temi che nella sessione precedente avevano visto posizioni lontane e rigide delle delegazioni governative hanno trovato in pochi giorni di lavoro soluzioni di testo praticabili e in positiva evoluzione.
Alla fine della prima settimana il quadro sarà certamente più chiaro, senza dimenticare che se la sessione licenziasse il testo a fine agosto, avremmo la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità entro la fine del 2006.
*Advisor (consigliere) della Delegazione Ufficiale del Governo Italiano, in qualità di rappresentante del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità).
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