I fisioterapisti non ci stanno

Le critiche dell'AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti) ad un disegno di legge del ministro della Salute che rischierebbe di affossare la parte fondamentale della Legge 43/2006, riguardante l'istituzione degli ordini professionali. «È in gioco - secondo Manigrasso, presidente dell'AIFI - la qualità delle prestazioni sanitarie».

Il Consiglio dei Ministri ha approvato in questi giorni un disegno di legge con cui è stata differita di dodici mesi la delega, in scadenza in questi giorni, per l’istituzione degli ordini e degli albi delle professioni sanitarie.
L’intenzione, dichiarata dalla stessa proponente Livia Turco, ministro della Salute, è di avere un anno di tempo per affrontare con attenzione la materia insieme alle diverse professioni e per ricollegare la regolamentazione del settore all’interno dell’annunciata più ampia riforma di tutti gli ordini professionali italiani.

Fisioterapista al lavoro«Di tutte le soluzioni possibili – a parere di Vincenzo Manigrasso, presidente dell’AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti) – è stata adottata quella più pasticciata. Si sarebbe potuto fare un decreto legge di proroga o, meglio ancora, procedere direttamente all’istituzione degli ordini, rimandando l’applicazione ai regolamenti attuativi, che potevano costituire lo strumento per uniformare i nuovi ordini ai princìpi di riforma generali. E invece si è optato per un disegno di legge che per essere convertito dovrà passare all’approvazione dei due rami del Parlamento. Parrebbe quindi che con questo atto fosse stato dato avvio a un nuovo iter legislativo, a una nuova delega e quindi a una nuova legge. Credo invece che il dato oggettivo sia che il Governo Prodi ha sostanzialmente affossato la parte fondamentale della Legge 43/2006, costringendo tutti noi a ricominciare l’iter che ci aveva faticosamente condotti a una conquista storica».

Sempre a parere di Manigrasso, «si tratta di una soluzione che nasconde i forti contrasti presenti all’interno dell’Esecutivo. Una parte di esso, infatti, si oppone all’istituzione degli ordini delle professioni sanitarie in nome del libero mercato, ma non ci ha ancora illustrato la sua proposta alternativa, volta a tutelare i cittadini italiani che si avvalgono di prestazioni sanitarie non regolamentate attraverso ordini e albi».

«Qui non è in gioco – conclude il presidente dell’AIFI nella sua nota ufficiale – il principio della liberalizzazione delle professioni, ma quello della qualità delle prestazioni che nel campo della salute dev’essere garantita dallo Stato».
 

Per ulteriori informazioni:
AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti)
Rapporti con la stampa: Patrizia Pallara, tel. 330 889838
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