Le scuole hanno riaperto in questi giorni, ma nella mia zona – quella di Parma e provincia – più di cento bambini alle elementari hanno iniziato senza l’insegnante di sostegno, dovuto secondo quanto stabilisce la Legge 104/92.
Appare quanto mai chiara, a questo punto, l’ipocrisia di una scuola che si dichiara aperta a tutti e lascia sempre gli ultimi per ultimi; che si sia di destra o di sinistra, prima comincia la scuola e poi arrivano gli insegnanti di sostegno!
Le prime nomine del 23 agosto hanno lasciato scoperti più di cento posti di sostegno e il fatto più assurdo è che continua a rimanere “in panchina” anche quel poco personale specializzato al sostegno rimasto nelle liste d’istituto che non si capisce come mai non sia stato accodato a quelle prime nomine.
Né si capisce perché le scuole di Parma non chiamino i supplenti “fino ad avente diritto”, trascurando in tal modo le direttive del Ministero della Pubblica Istruzione che nella Circolare n. 45 (Protocollo 686 DIP/U04) scrive: «Si rammenta che le supplenze sui posti di sostegno agli aspiranti forniti del titolo di specializzazione debbono essere conferite con priorità rispetto a quelle relative agli altri insegnamenti».
A maggior ragione chi arriva per ultimo con la specializzazione (rimasto nelle graduatorie d’istituto), insieme al numeroso personale non specializzato, dovrebbe avere il tempo per inserirsi a pieno in tutte le attività.
È quasi superfluo sottolineare che nelle scuole dover lavorare per ben quindici giorni, per definire l’impianto dell’attività di un anno, in assenza di una numerosa parte di insegnanti, comporta un inutile disagio di organizzazione anche a chi è di ruolo.
L’eterno irrisolto problema delle “ultime nomine di sostegno” crea quindi problemi a tutti perché comunque nei giorni che precedono l’arrivo dei bambini a scuola il personale docente è tenuto a prendere decisioni importanti e inevitabilmente l’insegnante di sostegno si trova in situazioni decise da altri che non sempre vedono in primo piano gli interessi del bambino con disabilità. Quindi, automaticamente, “si parte male”.
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