90 morti al giorno per 365 giorni fanno 32.850 morti all’anno… Non si tratta dei caduti americani in Iraq, né della vittime di uno tsunami in Asia e neppure dei decessi per incidenti stradali in qualche Paese europeo, ma più semplicemente e tristemente delle vittime di errori clinici o di quella che più pietosamente viene definita “l’alea terapeutica”.
Sono dati impressionanti, quasi incredibili, e la loro veridicità sembra certificata proprio dalla fonte dalla quale provengono: le stesse associazioni di categoria dei medici ospedalieri, nella fattispecie l’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), che li ha presentati nel corso di un convegno a Milano.
Il 23 ottobre se ne sono accorti anche le televisioni e i giornali nazionali, gridando con forza che sono «cifre scandalose per un Paese civile», che bisogna fare subito qualcosa per cambiare radicalmente la situazione. Ma è difficile cambiare davvero, se non si cambiano le idee, se non se ne adottano di nuove. Prima fra tutte quella che gli errori vanno dichiarati dalla stessa persona che li commette, appena se ne avvede. In forma magari anonima, ma immediata, per poter intervenire subito e ridurre possibilmente le conseguenze dell’errore. Ed impedire che si ripeta. E poi che politica e burocrazia non interferiscano nella gestione tecnica della sanità. Almeno non troppo. Ricordando anche che le “economie a tutti i costi” si pagano, spesso in vite umane.
Noi “piccoli” (numericamente) della Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi) sono anni che lo diciamo e lo scriviamo. Basta guardare sul nostro sito www.associazioneabc.it, alla voce Sicurezza clinica. Siamo dei veggenti? No, purtroppo “ci siamo passati” e il segno è rimasto, sulla pelle di molti dei nostri ragazzi.
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