Erano 29 nel 2002, quando il CRH (Centro Risorse Handicap) del Comune di Bologna ne fece il primo censimento. Oggi, a distanza di soli quattro anni, sono diventati ben 70 (il 141% in più!).
Parliamo dei Servizi Informahandicap italiani, rispetto ai quali è stata recentemente aggiornata la banca dati, sempre da parte del CRH di Bologna.
Entrando nel dettaglio dei dati presentati, risulta che la regione con più servizi di questo tipo rimane sempre il Piemonte (20 sportelli), seguita dal Veneto (12) e dall’Emilia Romagna (9). In grande crescita, però, anche la Toscana, dove negli ultimi anni sono stati aperti ben 6 sportelli e altri se ne annunciano.
Da notare poi che in tutte le regioni meridionali o insulari – salvo che in Sardegna – si è attivata almeno un’esperienza del genere.
«Un forte impulso – annota Andrea Pancaldi, del CRH di Bologna – è venuto dal 2003, Anno Europeo della Persona Disabile, durante il quale molte amministrazioni locali hanno progettato e in parte avviato svariate esperienze di carattere informativo rivolte alla disabilità: alcune sono rimaste al palo, altre si sono concretate in pagine web nei siti di queste amministrazioni, dedicate ad una serie di tematiche di largo interesse (contributi abbattimento barriere, agevolazioni fiscali, permessi lavorativi per genitori ecc.); altre ancora hanno dato vita a sportelli informativi».
Rispetto a queste esperienze, ma anche a quelle preesistenti, sarebbe interessante a questo punto poter avviare qualche riflessione sulle caratteristiche operative e sui dati quantitativi e qualitativi di affluenza perché la loro apertura non sia vissuta solo come un momento di arrivo, ma soprattutto di partenza e quindi stimoli ulteriori capacità di riflessione e di innovazione, rispetto al proprio lavoro.
«In questo senso – continua Pancaldi – esistono dati riferiti ad un territorio provinciale del Nord in cui i tre sportelli formalmente presenti hanno complessivamente avuto solo 60 utenti in un anno e di un altro Informahandicap di un popoloso comune limitrofo ad una grande città, dotata anch’essa di un servizio analogo, che ne ha raccolti poco più di 100. Non parrebbe dunque del tutto insensata una capacità di collaborazione nei territori, tesa ad evitare duplicazioni di servizi e ad integrare le esperienze e le risorse, specie in funzione del fatto che il target di riferimento dei servizi Informahandicap è più o meno il medesimo (persone disabili adulte e loro famiglie, circa il 50% dell’utenza), come anche i temi più gettonati (barriere, ausili, trasporti, agevolazioni fiscali, permessi lavorativi da Legge 104)».
Un articolo scritto da Massimiliano Rubbi e dallo stesso Pancaldi, pubblicato dal n. 1/2006 della rivista «Autonomie locali e servizi sociali» (il Mulino Editore), è stato dedicato proprio allo sviluppo dell’informazione sociale in Italia, alle fasce di popolazione con disabilità che tuttora permangono al di fuori dei circuiti informativi, alla dimensione territoriale dell’informazione sociale e al rapporto tra i Servizi Informahandicap e gli Sportelli Sociali previsti dalla Legge 328/2000.
Vi si legge tra l’altro [grassetti nostri, N.d.R.]:
«L’efficacia dell’Informahandicap sta nel suo essere un servizio locale, legato alle fonti informative preesistenti, ai servizi sociali e alle esigenze di una comunità definita territorialmente. Non si tratta di un’ovvietà, dal momento che non pochi servizi informativi sulla disabilità in ambito web sono nati e si sono sviluppati come nazionali, e data la loro alta qualità, si potrebbe pensare che un portale web o un numero verde nazionali potrebbero garantire tutte le informazioni utili al cittadino con disabilità. Ma se l’Informahandicap è interfaccia da e per una rete di servizi che non può non essere locale (basti pensare al raccordo con il Terzo Settore, che raramente ha ingenti dimensioni operative), diventa necessario collocarlo a questo livello.
Di qui il problema della “localizzazione ideale” dell’Informahandicap, ossia del giusto grado intermedio tra punto informativo troppo locale (e dunque soggetto quanto meno a diseconomie di scala nel reperimento e nella diffusione dell’informazione) e troppo distante dalle esigenze dei cittadini di un territorio. L’esperienza italiana attuale mostra esempi decisamente variegati. […] Quale dunque il livello territoriale ideale entro cui collocare l’Informahandicap? La risposta non può essere netta, ma probabilmente l’ambito provinciale è quello più indicato».
(S.B.)
Centro Risorse Handicap (CRH) del Comune di Bologna
tel. 051 2194353, handybo@comune.bologna.it
www.handybo.it.
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