Il diritto allo studio ha bisogno di trasparenza

di Domenico Ciardulli*
L'assistenza agli alunni con disabilità è certamente fondamentale perché ad essi sia garantito il diritto allo studio. Ma la gestione di essa dovrebbe essere più trasparente e professionale, per non far ricadere ancora una volta le conseguenze su questi studenti. Una riflessione sulla Provincia di Roma, che riceviamo e ben volentieri pubblichiamo, ma che presumibilmente potrebbe riguardare tante altre zone del nostro Paese

Una bambina in carrozzina assieme ad altre dueL’11 dicembre, l’assessore alle Politiche Sociali e per la Famiglia della Provincia di Roma, Claudio Cecchini, si è incontrato presso l’ITIS Galilei con i dirigenti scolastici delle scuole secondarie.
Docenti e prèsidi intervenuti in tale sede hanno evidenziato quanto sia importante l’assistenza specialistica agli alunni con disabilità, svolta da operatori laureati e/o qualificati.  Alcuni hanno anche ringraziato l’Assessorato per i fondi destinati alle scuole.
Dal canto suo Cecchini ha osservato che esistono dissonanze tra le informazioni che gli arrivano dalle scuole circa l’insufficienza numerica di collaboratori scolastici da adibire a compiti di aiuto e assistenza di base alle persone disabili e quanto invece dichiara la Direzione Scolastica Regionale sulla perfetta adeguatezza del numero di collaboratori scolastici in servizio nelle scuole di Roma e Provincia.
Inoltre, Cecchini ha dichiarato di essere a conoscenza dell’esistenza di problemi, come ad esempio in quei casi di certificazioni mediche concentrate nella stessa scuola, che esonerano i collaboratori scolastici da mansioni faticose di aiuto ai disabili in carrozzina.
Altri problemi sollevati sono stati la possibilità di utilizzo dei fondi con progetti che non siano “ad personam”, ma indirizzati all’integrazione di tutti i soggetti deboli nella comunità scolastica. E tuttavia, hanno rilevato giustamente alcuni docenti, come si fa a non impiegare le ore del progetto per quegli alunni che richiedono una copertura settimanale ampia, distogliendola invece su altre classi e su più alunni svantaggiati?

Ma veniamo a quegli interventi e a quelle dichiarazioni dell’assessore, durante il suddetto incontro, dove traspaiono alcune forti contraddizioni.
Innanzitutto un quesito: la Provincia di Roma che eroga i fondi ha o no il compito di monitorare e verificare l’attuazione e l’esito dei progetti finanziati? Una docente ha evidenziato infatti quanto questa fase di verifica, fondamentale nella progettazione, sia invece carente.
L’assessore ritiene che la Provincia debba essere invitata ai GLH d’Istituto (Gruppi di Lavoro sull’Handicap), ma che non debba interessarsi alle modalità contrattuali che le scuole, nella loro autonomia, scelgono per fornire l’assistenza specialistica alle persone con disabilità.
Ciò significa però che qualora le scuole decidano, anziché avere un rapporto di lavoro diretto con gli operatori, di stipulare una convenzione con una cooperativa o associazione e che queste strutture impieghino personale senza titolo, non inquadrato correttamente o addirittura “in nero”, la Provincia sia esonerata da ogni responsabilità giuridica ed etica.
Troppo facile. La Provincia, infatti, non può ignorare attraverso quali modalità vengono impiegati i propri fondi dalle scuole. Non può far finta di non vedere l’eventuale uso e abuso del precariato senza titolo, sottopagato e in alcuni casi senza contratto, perché da questi fattori si genera il cattivo servizio e si privano gli alunni con disabilità dell’esercizio concreto del diritto allo studio, così come previsto dalle leggi in materia e per i quali i fondi sono stati stanziati.

Bambina con disabilità a scuolaMa analizziamo un’altra grande contraddizione: la Provincia di Roma, ha dichiarato l’assessore, avrebbe concordato con i sindacati CGIL, CISL e UIL la retribuzione degli operatori scolastici dell’assistenza specialistica, fissando il parametro di 16,85 euro per ora lavorata, equivalente al IV° livello del Contratto Collettivo di Lavoro delle Cooperative Sociali. Una figura, quella del IV° livello, che corrisponde però a quella dell’assistente domiciliare, il cui mansionario prevede in maniera prevalente l’assistenza igienico-sanitaria di base.
Prèsidi e docenti e le stesse circolari ministeriali, oltre alla Provincia medesima, richiedono invece non un assistente di base con mansioni igienico-sanitarie, ma una persona qualificata con capacità progettuale ed educativa, che sappia interagire con alunni disabili, a volte non udenti, non vedenti, affetti da sindrome autistica, disturbi della personalità.
E allora perché, ci chiediamo, Provincia e Sindacati hanno definito accordi “indecenti” al ribasso, puntando su personale inadeguato rispetto a quanto stabilito dalle circolari ministeriali? E, cosa ancor più grave, come mai alcune cooperative pagano gli assistenti, dopo averli inquadrati a progetto (co.pro.), meno di 7 euro nette per ogni ora di lavoro? Gli altri 9,58 euro orari, tolti i versamenti fiscali e contributivi minimi del contratto a progetto, dove vanno a finire?
In sostanza sembra proprio che, sommando questi euro e queste ore per tutti gli istituti, rimanga una somma enorme che non arriva agli operatori.
Le famiglie dei disabili, i dirigenti scolastici e l’assessore stesso sono a conoscenza di queste cose?

E soffermiamoci ancora su un altro punto: i tempi di erogazione dei fondi. Una circolare della Provincia di Roma prevederebbe la liquidazione alle scuole del 40% dei fondi annuali per l’assistenza specialistica entro un mese dall’inizio dell’attività. L’ha detto pubblicamente l’11 dicembre l’assessore Cecchini e nessun dirigente scolastico presente ha obiettato nulla.
Per fortuna, un assistente, avendo udito tale affermazione, è intervenuto dicendo: «Veramente in alcune scuole gli assistenti non hanno ricevuto neanche lo stipendio di settembre… e adesso siamo a dicembre…» (facce sorprese al banco della presidenza…).

Insomma, la scarsa attenzione sociale verso le categorie svantaggiate e improduttive si riflette, purtroppo, anche nel diritto costituzionale allo studio degli alunni con disabilità.
Quella stessa mentalità che considera residuali questi servizi alla persona traspare dalla mancata valorizzazione e stabilizzazione del personale di assistenza impiegato, dalle mancate verifiche dei progetti, dalla mancata attivazione di un’efficace rete sociale e sanitaria del territorio tra scuole, servizi extrascolastici ed enti locali.
Occorre pertanto una nuova filosofia fatta, oltre che di maggiore trasparenza e chiarezza, di professionalità ed efficienza nel governo della cosa pubblica.
Altrimenti, permanendo tutte queste deformazioni, non si può sbandierare una presunta sensibilità istituzionale alla disabilità e al diritto allo studio.

*Educatore Professionale, Roma.

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