Abbiamo sempre rivendicato il diritto dei genitori dei bambini con disabilità di scegliere liberamente i percorsi riabilitativi e le terapie più idonee per i loro ragazzi, ma nel caso dei genitori di Ashley, “condannata” a restare per sempre bambina, non ci sentiamo certo di condividere ciò che è stato scelto.
I giornali di questi giorni, infatti, hanno scritto diffusamente di questa sfortunata ragazzina di Seattle, negli Stati Uniti, costretta, tramite interventi chirurgici e terapie ormanali, a restare per sempre “bambina”: le sono stati asportati utero e seni non già perché malati o minacciati da qualche patologia, ma “semplicemente” per bloccare il normale ciclo di sviluppo e impedire al suo corpo, con forti dosi di estrogeni, di diventare adulto. E per evitare, forse, che la pesante terapia ormonale induca neoplasie in quegli organi…
Perché tutto questo? «Per evitarle problemi, perché non soffra nel letto, perché non sia esposta a malattie pericolose»: queste, secondo i giornali, sarebbero le motivazioni a sostegno della decisione. Allucinante, ma reale.
E bisogna anche rimarcare, almeno in base a quanto scritto dai quotidiani, che l’intervento e la terapia (!) sono stati proposti da due medici del Children’s Hospital di Seattle ai quali i genitori si erano rivolti perché la bambina iniziava ad avere i segni dell’adolescenza.
Una spiegazione – se di tale si può parlare, perché è davvero difficile commentare in maniera che non sia del tutto negativa un fatto del genere – potrebbe stare in una dichiarazione rilasciata dagli stessi genitori: «…e (così) continuerà ad essere il nostro angelo…». Questa frase, però, viene usata di solito riferendosi ad un bambino che non c’è più, non ad uno che lo sarà per sempre!
*ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi) Federazione Italiana, aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).