Durante una manifestazione organizzata in Piazza Plebiscito a Napoli, dall’Associazione Tutti a Scuola, intitolata Agenda di governo, dove sono i disabili?, è stata donata tra l’altro un’agenda gigante al presidente del Consiglio Romano Prodi, per evidenziare la disattenzione del Governo nei confronti delle politiche sulla disabilità.
L’iniziativa – come già il nostro sito aveva riferito nei giorni scorsi – coincide con un momento di grave sofferenza per le persone con disabilità e i loro familiari in Campania, per le continue dimissioni dei giovani dai convitti e semiconvitti, per l’interruzione delle psicoterapie nei centri convenzionati e per la perdurante sofferenza sull’assistenza materiale per gli alunni con disabilità nelle scuole materne e superiori.
Per l’occasione è stata consegnata anche una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, della quale ben volentieri riportiamo il testo integrale.
«Caro Presidente, Le scriviamo per rappresentarLe in maniera chiara l’insopportabile condizione dei genitori dei giovani disabili della sua regione. Potremmo raccontarLe infinite storie che hanno come comune denominatore la solitudine, l’indifferenza e, quella non manca mai, l’ipocrita solidarietà di quanti hanno responsabilità di questo stato di cose.
Purtroppo, di questo Lei non è responsabile direttamente, ma avendo attraversato per tutta la sua vita la politica, non può ignorare che la disabilità è ancora un oggetto misterioso e ostile per i suoi colleghi parlamentari.
Se vuole un esempio di quanto affermato, provi a chiedere notizie dell’esistenza o meno di un’anagrafe dei disabili in Italia, dei loro bisogni, della loro condizione sociale; potrebbe così scoprire che nessuno può dirci quanti sono, che problemi hanno, che vita svolgono.
Non è nostra intenzione sottolineare che quel magnifico Paese che è l’Italia sembra avere negli ultimi anni smarrito lo spirito, le motivazioni che avevano determinato, primi in Europa, la nascita di una legislazione attenta alla disabilità.
Forse abbiamo collettivamente perso di vista il sentire comune, forse questo sentire andava alimentato da chi aveva ed occupava i luoghi adatti, ma questa ormai è storia passata. Oggi abbiamo alle nostre spalle solo le macerie di quei formidabili anni in cui ci si interrogava, a volte aspramente ma con lealtà, a quale modello di società bisognasse puntare.
Purtroppo, oggi, chi vive una condizione estrema – e la disabilità lo è – sperimenta quotidianamente il silenzio della politica. A questo silenzio Lei si è di recente rivolto parlando di quanto sarebbe importante che i cittadini si avvicinassero alla politica.
Ci scusi la franchezza, ma di quale politica parlava, a cosa si riferiva? Da noi la politica per i disabili riserva solo questo: dal 31 dicembre 2006 dimissioni dai convitti, interruzioni o pseudoproroghe delle psicoterapie, una scuola con insegnanti dequalificati e svuotata di risorse economiche che a larga maggioranza mal sopporta i propri alunni in difficoltà.
L’elenco potrebbe continuare, ma rischieremmo di tediarla oltremodo. Quello che ci sentiamo di chiederLe è di aiutare i cittadini a capire che cosa significhi coniugare la politica con il bene comune ed è per questo che il 6 gennaio siamo stati presenti in Piazza Trieste e Trento con una manifestazione dalle tinte emotive molto forti e il giorno 11 abbiamo consegnato al presidente del Consiglio Prodi una simbolica ma significativa agenda della disabilità.
Cordiali saluti. Associazione Tutti a Scuola [grassetti nostri, N.d.R.]».
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