Una vera fabbrica di integrazione

a cura di Barbara Pianca
In questi giorni a Pistoia inizia le propria attività "La fabbrica delle emozioni", un luogo aperto alla comunità locale che mette a disposizione spazi di socializzazione e propone percorsi formativi e ricreativi. E che ha la particolarità di essere un luogo completamente accessibile e di proporre approfondimenti dedicati al mondo della disabilità. Un esempio di buona prassi cui facciamo i migliori auguri di riuscire al meglio

La fabbrica delle emozioniLa vera integrazione delle persone con disabilità consiste nella loro partecipazione attiva ad ogni evento sociale alle stesse condizioni di tutti. Ove per raggiungere tali condizioni vi fosse bisogno di interventi ad hoc, come l’abbattimento delle barriere architettoniche, essi saranno intesi come strumentali al raggiungimento dell’integrazione stessa.
A Pistoia questo concetto è divenuto realtà attraverso il riutilizzo di uno spazio industriale dismesso.

Infatti, dopo l’inaugurazione il 21 dicembre e la presentazione delle attività l’8 gennaio, in questi giorni ha avviato regolarmente le propria attività “La fabbrica delle emozioni”, un centro polifunzionale che il Comune e la Provincia di Pistoia, insieme alla Regione Toscana e con un importante contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, metteranno a disposizione delle associazioni.
Si tratta di un centro completamente accessibile, che si rivolge ad un’utenza generalizzata e non solo a persone con disabilità.

Laura Contini, responsabile dell’Unità Operativa Anziani e Disabilità del Comune di Pistoia, chiediamo di raccontarci cosa sta accadendo in questi giorni.
«Specie nei primi giorni, anche se vorremmo mantenere sempre questo atteggiamento, verrà prestata molta attenzione ai visitatori. Lo spazio si deve animare a partire dalle loro richieste e necessità. Quindi punteremo sul rapporto tra operatori e visitatori. Solo dopo che avremo capito quali sono i libri e i CD di maggiore interesse, li acquisteremo e riempiremo gli scaffali per ora vuoti».

Il Centro è ospitato dai locali di una fabbrica dismessa. Di che cosa si trattava esattamente?
«In effetti, lo spazio a disposizione di cinquecento metri quadri è molto ampio perché si tratta di un recupero di archeologia industriale, in particolare di un capannone e di alcuni altri locali che componevano un’ex officina per l’avviamento al lavoro degli adolescenti. Chiusa da almeno vent’anni, prende il nome dalla famiglia Camposampiero, fondatrice dell’ente morale che, oltre ad occuparsi di insegnare un mestiere ai giovani, accoglieva gli orfani. Il recupero architettonico, quindi, è particolarmente importante per la memoria storica della nostra città. L’ex Camposampiero ha dato i locali in comodato al Comune per ventitrè anni». Una sala interna della Fabbrica delle emozioni

Come è stato ristrutturato?
«In modo da diventare un centro polifunzionale moderno, con attenzione all’accessibilità per le persone disabili. Gli edifici sono mappati in braille, le finestre si aprono con dei pulsanti, le luci si accendono tramite fotocellule, i bagni sono attrezzati, i percorsi sono segnalati attraverso piste sensoriali per i non vedenti. Inoltre, abbiamo predisposto quattro postazioni PC e internet point, una consultazione di libri parlati, una cabina di regia e quattro isole sonore per la musica. Le stanze, tutte accessibili, sono arredate con flessibilità, in modo da trasformarsi con pochi spostamenti a seconda delle esigenze».

A chi si rivolge questa struttura?
«A tutti. “La fabbrica delle emozioni”, infatti, non è un luogo specificamente destinato alle persone con disabilità e il suo concetto di partenza è molto lontano da quello di un centro diurno. Abbiamo pensato ad uno spazio frequentato da chiunque lo voglia, appetibile grazie alle variegate proposte di attività, ma che possa diventare anche un punto di incontro al di là dei corsi che offriamo».

Da chi è gestito?
«Da due operatori comunali, educatori con competenze varie, in grado di dare informazioni all’utenza riguardo ad esempio all’utilizzo delle postazioni internet, della macchina fotografica e della videocamera digitali. Per questo il Centro è in grado di accogliere persone con disabilità media o lieve, con possibilità di autonomia. Non avendo personale sanitario a disposizione, occorrerà che le persone con disabilità più grave vengano accompagnate».

La reception del CentroCi sono altri accorgimenti dedicati al mondo della disabilità?
«In sede ci sono l’osservatorio sulle barriere architettoniche e un punto informativo sulla disabilità. Quest’ultimo fa riferimento anche al sito Infodama.it, dove DAMA è l’acronimo di Diritti-Autonomia-Mobilità-Apprendimento e si riferisce ad un progetto sul tema Giovani e disabilità. Lo scopo è soprattutto quello di offrire ai visitatori una panoramica dei servizi territoriali.
Il Centro, che è stato progettato in collaborazione con le associazioni locali delle persone con disabilità, dovrebbe diventare un luogo di forte riflessione sulle tematiche della disabilità, ad esempio anche attraverso la promozione di conferenze e presentazione di libri».

Che tipo di corsi avete organizzato?
«La prima serie di corsi, che è partita in modo scaglionato dal 16 gennaio, è stata elaborata all’interno del nostro Assessorato alle Politiche Sociali, facendo perno sui contatti già esistenti con alcune associazioni, specie nell’ambito della disabilità.
Proponiamo corsi di braille, cucina, mimo, informatica, internet, teatro, shiatzu, yoga, ginnastica dolce, esperanto, fotografia e videocamera, scuola di cinema, pittura: la partecipazione per ora è gratuita, più avanti vedremo se ci sarà bisogno di chiedere un contributo. E nonostante “La fabbrica delle emozioni” sia stata pensata soprattutto per gli adulti, ci piacerebbe riuscire a coinvolgere, al mattino, anche le scuole».

Per informazioni:
La fabbrica delle emozioni
tel. 0573 450296, fax 0573 371421
l.contini@comune.pistoia.it.
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