I permessi non si toccano

La storia denunciata da un sindacato di polizia e riportata dalla stampa toscana che vede come protagonista un poliziotto pisano, trasferito dal luogo di lavoro - a quanto sembra - per avere usufruito di "troppi" permessi necessari ad assistere la figlia con disabilità. Una vicenda da guardare attentamente, per evitare che si creino pericolosi precedenti in ambito lavorativo

Persona con disabilità e assistenteAppare grave la vicenda denunciata nei giorni scorsi dal sindacato di polizia CONSAP (Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia) e ripresa dalle testate toscane «Il Tirreno» e «La Nazione».
Si tratta, come riferito da Pietro Taccogna, segretario provinciale pisano della CONSAP al «Tirreno» del 12 gennaio, «del caso di un poliziotto pisano, trasferito d’autorità su proposta del Procuratore della Repubblica di Pisa, solo per aver fruito dei giorni di congedo necessari per assistere la figlia, portatrice di handicap grave, invalida al 100%, sommati a quelli per la nascita di un secondo figlio. Queste assenze, pure previste e garantite dalla legge e assolutamente indispensabili per assicurare la necessaria assistenza alla figlia disabile, sono l’inaccettabile giustificazione addotta nella formale richiesta di allontanamento del poliziotto, fino a quel momento considerato elemento dall’ottimo rendimento [grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni, N.d.R.]».

«Si fa riferimento al procuratore – spiega ancora Taccogna – in quanto il poliziotto prestava servizio alla polizia giudiziaria e nonostante che una legge dello Stato, la 104/92, tuteli e garantisca proprio quelle famiglie che devono sostenere i gravi oneri causati dalla presenza di un familiare disabile, la persona è stata improvvisamente e senza alcun preavviso trasferita in un ufficio dove gli orari e gli impegni di servizio sono incompatibili con le necessità della figlia, vera vittima incolpevole di questa vicenda. Da segnalare inoltre che il poliziotto è anche un sindacalista e non poteva quindi essere trasferito senza il suo consenso».

Fin qui la denuncia della CONSAP, che ha avviato a questo punto un’azione legale, contestando sia la presunta violazione della Legge 104, sia il mancato consenso del poliziotto, ritenuto necessario, in quanto sindacalista, «a sostegno del collega e della sua famiglia, sperando di trovare dei rappresentanti politici che sottopongano delle interpellazioni parlamentari ai ministri competenti».

Nei giorni successivi è arrivata anche la solidarietà del Coordinamento Genitori di Bambini Diversamente Abili, appartenente al Servizio di Riabilitazione della Zona Pisana, che nella «Nazione» del 15 gennaio (cronaca di Pisa-Pontedera), ha espresso il proprio «profondo rammarico e sconcerto», per questo episodio ritenuto «grave». Infatti, si legge in una nota del Coordinamento, «se la Legge 104 viene disattesa proprio in quegli ambienti deputati a far rispettare tutte le leggi, ci chiediamo cosa potrebbe mai accadere in qualunque altro ambiente di lavoro. A chi si potrà mai rivolgere un genitore a cui il suo datore di lavoro dovesse un domani negare un diritto riconosciuto dalla legge per assistere un suo familiare in grave difficoltà?».
Il Coordinamento, conclude la nota, «si augura fortemente che il buon senso prevalga» e in ogni caso «continuerà ad osservare la vicenda da vicino, in quanto potrebbe costituire un grave precedente da cui difendersi».

Prezioso anche il commento a firma di Maria Scognamiglio, nel «Tirreno» del 25 gennaio: «La breve riflessione da fare sulla vicenda, che sappiamo essere condivisa da molti altri genitori di bimbi disabili, è che il lavoro, in questi casi, ha una duplice veste. È indispensabile per il sostentamento della famiglia ed il supporto alle attività di inserimento nella vita sociale del disabile (informatica, sport, musica, teatro…), ma è necessario ai genitori perché anche nella realizzazione professionale essi trovano la forza di vivere a pieno la propria situazione. La fruizione della Legge 104 è troppo importante e (senza retorica) vitale per poter anche solo pensare che chi ne ha diritto oggi possa domani ritrovarsi ad averne un danno».

La vicenda denunciata, quindi, appare effettivamente grave e può costituire un pericoloso precedente, così come rilevato dal Coordinamento di Genitori pisano. In modo simile a quest’ultimo, anche a noi non resta dunque che auspicare una soluzione all’insegna del buon senso, mantenendo però viva l’attenzione e i riflettori sugli sviluppi della situazione.
(S.B.)

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