Un manifesto per il coraggio di vivere

Ha già raggiunto quasi cinquemila adesioni il Manifesto denominato "Per il coraggio di vivere e di far vivere", proposto qualche settimana fa dal Centro di Bioetica dell'Università Cattolica di Milano. Come già abbiamo fatto con altri documenti riguardanti tali questioni, che esprimevano anche posizioni di segno diverso, ben volentieri ne pubblichiamo il contenuto, con la consapevolezza di poter ulteriormente arricchire il dibattito sulla materia

Per il coraggio di vivere e di far vivere
Manifesto per la garanzia di una presa in carico globale:
di trattamento, cura e sostegno e
contro l’abbandono, l’accanimento e l’eutanasia nel nostro Paese

In un contesto in cui l’autonomia della persona malata o con disabilità viene univocamente interpretata prima di tutto come il diritto di dire di no e di rifiutare qualcosa, favorendo una linea rinunciataria che sembra minare l’alleanza terapeutica tra medico e paziente, e tenta di far rientrare l’eutanasia tra i compiti della professione medica, i promotori di questo documento ritengono importante ribadire quanto segue:

Paul Klee, «Dapprima innalzatosi dal grigiore della notte», 1918, Berna, Kunstmuseum1. Il riconoscimento della dignità dell’esistenza di ogni essere umano deve essere il punto di partenza e di riferimento di una società che difende il valore dell’uguaglianza e si impegna affinché la malattia e la disabilità non siano criteri di discriminazione sociale e di emarginazione.
Questo riconoscimento richiede anche concreti investimenti sul piano economico e su quello culturale, per favorire un’idea di cittadinanza allargata che comprenda tutti, come da Dettato Costituzionale, e per riaffermare il valore unico ed irripetibile di ogni essere umano, anche di chi è talora considerato “inutile” poiché, superficialmente, giudicato incapace di dare un contributo diretto alla vita sociale.

2. Il dolore e la sofferenza (non solo fisica), in quanto tali, non sono né buoni né desiderabili, ma non sono senza significato: l’impegno della medicina e della scienza per eliminare o alleviare il dolore delle persone malate o con disabilità, e per migliorare la loro qualità di vita, evitando ogni forma di accanimento terapeutico, è un compito prezioso che conferma il senso della professione medica, non esaurito dall’eliminazione del danno biologico.
La medicina, i servizi sociosanitari e, più in generale, la società, forniscono quotidianamente delle risposte ai differenti problemi posti dal dolore e dalla sofferenza: risposte che vanno potenziate e che sono l’esplicita negazione dell’eutanasia, del suicidio assistito e di ogni forma di abbandono terapeutico.

3. Non si possono creare le condizioni per l’abbandono di tanti malati e delle loro famiglie. È inaccettabile avallare l’idea che alcune condizioni di salute rendano indegna la vita e trasformino il malato o la persona con disabilità in un peso sociale. Si tratta di un’offesa per tutti, ma in particolar modo per chi vive una condizione di malattia; questa idea, infatti, aumenta la solitudine dei malati e delle loro famiglie, introduce nelle persone più fragili il dubbio di poter essere vittima di un programmato disinteresse da parte della società, e favorisce decisioni rinunciatarie. 

4. Occorre rinsaldare nel Paese la certezza che ognuno riceverà trattamenti, cure e sostegni adeguati. Prima di pensare alla sospensione dei trattamenti, infatti, si deve garantire al malato, alla persona con disabilità e alla sua famiglia ogni possibile, proporzionata e adeguata forma di trattamento, cura e sostegno.
La Costituzione Italiana, tutte le leggi vigenti in Italia, oltre alla Convenzione sui Diritti dell’Uomo e alla recente Convenzione ONU sui Diritti e la Dignità delle Persone con Disabilità, affermano la dignità di tutti ad avere il diritto all’accesso alle cure.

5. I promotori e i firmatari di questo documento si impegnano, nell’ambito delle loro professioni e secondo le loro competenze, a sostenere e difendere sempre il principio dell’accesso ad ogni tipo di intervento socio-sanitario per tutti e il chiaro NO ad ogni forma di induzione volontaria della morte o di pratica eutanasica e di implicita o esplicita istigazione al suicidio assistito.

6. La morte è un fatto e non un diritto: per questa ragione non può essere oggetto di una scelta sostenuta dalla società civile. Ciò non significa negare il valore dell’autonomia e della libertà della persona, ma riconoscere che il valore di ogni scelta dipende dal suo contenuto. In ogni caso, l’equiparazione della scelta di chi vuole vivere e di chi vuole morire è scorretta per la semplice ragione che solo la vita, e non la morte, è il fondamento dei diritti umani e della loro tutela. 

7. Lo sviluppo della medicina, così come oggi la conosciamo e la pratichiamo, è stato ed è reso possibile solo da una concezione “positiva” dell’esistenza umana, capace di accettare la sfida dell’assistenza e della cura, anche di fronte alla patologia più severa e al declino fisico e psichico della vecchiaia.

I promotori e coloro che aderiscono a questo manifesto ritengono che sia importante garantire una società che non abbia paura del dolore poiché usa la scienza, le leggi e le competenze per combatterlo.
Ciò che era considerato incurabile e inguaribile cento anni fa oggi è spesso curabile e guaribile, e l’oscurantismo e la paura non appartengono a chi ha fiducia nell’uomo, nella sua capacità e nel suo coraggio.

I promotori del Manifesto

– Felice Achilli, medico, presidente dell’Associazione Medicina e Persona, direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia dell’Ospedale Manzoni di Lecco.
– Marco Brayda-Bruno, medico, direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Vertebrale III dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.
– Dario Caldiroli, medico, direttore dell’Unità Operativa di Neuroanestesia e Rianimazione della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Besta di Milano.
– Bruno Dallapiccola, medico, presidente dell’Associazione Scienza & Vita Nazionale, ordinario di Genetica Medica, Università La Sapienza, Roma.
– Maria Luisa Di Pietro, medico, presidente dell’Associazione Scienza & Vita Nazionale, associato di Bioetica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.
– Giovanni Battista Guizzetti, medico, direttore dell’Unità Operativa di Stati Vegetativi presso il Centro Don Orione di Bergamo.
– Vladimir Kosic, delegato OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per l’Italia – Functioning and Disability Reference Group, presidente della Consulta dei Disabili del Friuli Venezia Giulia, Trieste.
– Matilde Leonardi, medico, delegato OMS per l’Italia – Functioning and Disability Reference Group, vicepresidente nazionale della FIAN (Federazione Italiana Associazioni Neurologiche), Milano.
– Mario Melazzini, medico, direttore dell’Unità Operativa Day Hospital Oncologico IRCCS Maugeri di Pavia, presidente nazionale dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica).
– Adriano Pessina, filosofo, bioeticista, direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano-Roma.
– Valeria Zacchi, medico, direttore Sanitario dell’IRCCS Fatebenefratelli di Brescia.

Sul sito del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è stato predisposto un modulo online per l’eventuale adesione cui è possibile accedere attraverso una duplice modalità:
– tramite l’home page www.centrodibioetica.it
– direttamente tramite l’indirizzo www.unicatt.it/bioetica/manifesto.

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