Forse è il caso di proporre un cambio di denominazione per il festival più amato dagli italiani: perché non chiamarlo il “festival della vergogna”?
La nuova denominazione non va riferita a criteri di valutazione della qualità dello spettacolo (criteri sempre personali e opinabili), ma al senso di profonda vergogna che dovrebbe generare in tutti i telespettatori e ancor più negli spettatori paganti in sala l’osceno spettacolo offerto dal Governo che ha permesso, come azionista di maggioranza della RAI, che venisse eluso il tetto retributivo recentemente previsto per i dirigenti pubblici, remunerando in maniera iperbolica la simpatia di Pippo e la bellezza di Michelle.
Per le famiglie delle persone con disabilità grave, che si vedono riconosciuta dalla Stato la “lauta detrazione” di 220 euro in sede di dichiarazione dei redditi per un figlio che necessita di assistenza continua ventiquattr’ore su ventiquattro e incapace di compiere autonomamente gli atti indispensabili al mantenimento in vita, è una beffa insopportabile vedere come vengono profusi milioni di euro, mentre a loro spesso si lesina l’indispensabile per assistere i figli.
Bello sarebbe se almeno per una volta si chiedesse scusa, se gli stessi conduttori, cui nessuno contesta professionalità e forza mediatica, se ne vergognassero un pochino. Tra l’altro sarebbe “nel loro stile” e li renderebbe ancor più simpatici.
E se qualcuno promettesse “di non farlo più” (con riferimento al Governo e alla RAI) sarebbe ancora più bello… Oppure “di rifarlo tutti gli anni” e destinare il ricavato (qualcuno sostiene che gli sponsor rendano almeno cinque volte tanto) a sostenere le nostre famiglie, contribuendo ad esempio a finanziare il prepensionamento dei genitori di disabili gravi.
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).
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