Uno dei significati più profondi della disabilità è probabilmente quello di insegnare ad apprezzare i valori veri della vita, in particolare il valore della salute e quindi di tutte le attività utili a mantenerla buona, sicurezza compresa.
Per le condizioni delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, siamo purtroppo frequentatori abbastanza assidui dei pronto soccorso e dei reparti di terapia intensiva. E qui, accanto all’anziano, al malato cronico, al paziente con trauma occasionale, vi è una moltitudine di ragazzi traumatizzati: il cosiddetto “popolo del sabato sera”.
Disperazione delle famiglie, giovani vite improvvisamente recise o danneggiate gravemente per sempre. Velocità eccessiva, forse alcool, qualche volta droga…
Che fare? I buoni consigli non li vuole nessuno, sono una merce in eccesso sul mercato. Qualcosa però si potrebbe fare: innanzitutto chi viene sorpreso al volante a velocità troppe elevate, ad aver assunto alcool o droga, venga condannato. Subito. Ma oltre alla pena detentiva o in sostituzione di essa, egli sia obbligato a prestare servizio “socialmente utile” in un pronto soccorso, al sabato sera. Ci sono mille piccole umili incombenze che potrebbero essergli affidate in tutta sicurezza.
E questo porterebbe ad un duplice vantaggio: ripagherebbe la società dei danni arrecati e darebbe il tempo di riflettere sul valore della vita, Nostra e degli altri. Con molti esempi sotto gli occhi.
E tuttavia non sono solo la velocità e l’irresponsabilità alla guida a spegnere tante vite. Molti disabili, infatti, sono vittime di gravi incidenti mortali in casa, ultimo caso quello della ragazza di Salerno morta nei giorni scorsi a causa dell’incendio del proprio divano. Ancora una volta, quindi, sembrano mancare la prevenzione, i sistemi di allarme e di pronto soccorso “sociale”.
Ma come meravigliarsi che queste cose succedano in famiglia, quando lo Stato e le Regioni prevedono per i non autosufficienti anziani gravi ricoverati in strutture protette circa 120 minuti di assistenza sulle 24 ore?… E il resto del tempo? A non-vivere su una sedia a rotelle, magari abbandonati in un corridoio…
Non è scandalismo, è solo una piccola parte della realtà.
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).