«Per mesi – si legge nell’edizione di Napoli del quotidiano «la Repubblica» – Maria non è andata a scuola, perché nessuno, durante l’orario scolastico, poteva darle il medicinale del quale non può fare a meno. I genitori, con l’Associazione Tutti a Scuola, si sono rivolti dunque alla magistratura per tutelare il diritto all’integrazione della bambina. E il Tribunale di Napoli ha dato loro ragione».
Un’altra sentenza, quindi, che marcia in direzione contraria a quanto viene (o non viene) fatto da Enti e Aziende Sanitarie Locali. Nel caso specifico, la Prima Sezione Civile del Tribunale di Napoli ha ordinato al sindaco della città, Rosa Russo Iervolino, di fornire alla bimba con disabilità l’assistenza specialistica, ovvero un servizio che la legge già impone ai Comuni.
Infatti, i farmaci non possono, secondo le norme, essere somministrati né dagli insegnanti né dai cosiddetti “assistenti materiali”: è necessaria una figura diversa alla quale deve provvedere proprio il Comune, facendo in modo che la bambina protagonista suo malgrado di questa vicenda possa tornare a frequentare la sua scuola elementare.
In realtà la sentenza è datata 15 marzo, ma l’assistente specialistico per Maria a tutt’oggi non si è ancora visto. «E non è certo – secondo gli esponenti dell’Associazione Tutti a Scuola – l’unico caso. Centinaia di persone, infatti, sono state formate negli anni scorsi per fornire questo tipo di servizi, ma esse restano inutilizzate, non avendole il Comune assegnate alle scuole e alle persone con disabilità che le frequentano».
(S.B.)
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