E non sapevano come inquadrarti…*

di Franco Bomprezzi
Hai fatto un gran favore al mondo dello sport, caro Pancalli, nel tuo ruolo di commissario straordinario della Federcalcio, ma c'è ancora bisogno di te, per portare il Comitato Italiano Paralimpico ad ulteriori successi. E pensare che nelle prime interviste non sapevano bene se inquadrarti a mezzo busto oppure seduto...
Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico e fino a poco tempo fa commissario straordinario della FedercalcioCaro Luca Pancalli, grazie! Che bello poter scrivere questa mia letterina a un amico vero, a un grande interprete di quella “cultura della normalità” che ci ha visti insieme impegnati tante volte a difendere il diritto a un’esistenza normale e “alla pari” anche per chi, come te e come me, vive e lavora in sedia a rotelle.
La finisco qui la parte patetica e sentimentale, anche se non nascondo di aver fatto il tifo per il tuo lavoro giorno dopo giorno, da quando in piena bufera pallonara e giudiziaria, ti è stato affidato questo incarico pazzesco, roba da far impallidire chiunque.

E ricordo bene l’imbarazzo delle prime interviste, quando non sapevano se inquadrarti a mezzo busto o far vedere questo dirigente “seduto”, con il timore di dare l’impressione di una fragilità ancora maggiore di tutto il sistema calcio.
Poi tutti hanno scoperto che tu sei bello tosto e anche avvezzo alle lunghe riunioni, alla diplomazia paziente, alle decisioni forti. Io lo sapevo bene, perché non si può far crescere e consolidare una fetta di sport così difficile come quella delle persone disabili, se non si è capaci, competenti e combattivi.

Ma veniamo al punto: tu hai passato il testimone a Giancarlo Abete, personaggio assai noto, sicuramente forte, ma ho letto nelle tue dichiarazioni una qualche preoccupazione che il percorso sin qui seguito possa, per ragioni varie, subire qualche deviazione. Chi vivrà vedrà.
Io penso che tu abbia maturato la convinzione che senza una fortissima convinzione politica e dirigenziale, le pressioni sul mondo del calcio sono tali e tante, anche di natura politica, da vanificare qualsiasi desiderio di giustizia e di equità.
A bocce ferme, fra qualche tempo, sarebbe carino sapere da te quali e quante difficoltà reali hai incontrato in questi mesi, che ti hanno esaltato, ma sicuramente anche stancato oltre ogni misura immaginabile.

Ora spero, caro Luca, che tu riesca a portare il Comitato Paralimpico ad un ulteriore successo, facendoti ricambiare in ogni modo il “favore” che hai fatto al mondo dello sport.
Sei una bandiera per tutti coloro, e sono tanti, che in questi anni hanno sperato che il nostro Paese si avvicinasse agli standard dei Paesi più evoluti. Le Paralimpiadi Invernali di Torino sono state il punto più alto di una lunga battaglia per la pari dignità dello sport per tutti. Ora, forte della tua esperienza in Federcalcio, non rilassarti troppo. C’è ancora bisogno di te.

*Per gentile concessione di «Affari Italiani».

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