Nuova luce sulla sindrome dell’X-fragile

a cura di Flavio Massimo Amadio* e di Filippo degli Uberti**
Uno studio multicentrico coordinato a Roma consente di fare ulteriori passi in avanti nella comprensione dei meccanismi che causano la sindrome dell'X-fragile, malattia che è ritenuta una tra le più frequenti cause di ritardo ereditario

Ricercatore al microscopioNuovo passo in avanti nella conoscenza dei meccanismi responsabili della sindrome dell’X-fragile (o sindrome di Martin Bell), malattia che è ritenuta una tra le più frequenti cause di ritardo ereditario.
Una ricerca coordinata da Claudia Bagni, responsabile del Laboratorio di Neurolobiologia Molecolare e Cellulare della Fondazione Santa Lucia di Roma, ha svelato infatti un nuovo ruolo della proteina FMRP (Fragile Mental Retardation Protein), già coinvolta in molteplici processi neuronali.

Vale la pena ricordare che la sindrome dell’X-fragile è dovuta alle mutazioni di un gene presente sul cromosoma X (FMR1), scoperto nel 1991, che codifica proprio la proteina FMRP; le alterazioni dell’FMR1 portano a difetti dello sviluppo neuronale e a conseguente ritardo mentale.
Il recente studio ha evidenziato che FMRP stabilizza l’RNA messaggero sorta di “stampo” usato dalle cellule per produrre correttamente specifiche proteine – di un’altra proteina: la PSD-95, cruciale per la struttura e la funzione dei punti di contatto delle cellule nervose, le cosiddette spine dendritiche.
Il gruppo di Claudia Bagni ha dimostrato che l’FMRP controlla la sintesi della PSD-95 affinché il suo RNA messaggero sia presente nelle spine per lungo tempo: un processo conosciuto anche come stabilizzazione degli RNA messaggeri.
Utilizzando infatti dei modelli murini, i ricercatori hanno scoperto che l’RNA messaggero di PSD-95 viene degradato molto rapidamente nelle cavie che mancano della proteina FMRP; in tal caso il livello di questa proteina è basso soprattutto nell’ippocampo, struttura fondamentale del cervello, per i processi dell’apprendimento e della memoria, colpita sia nei pazienti con la sindrome dell’X-fragile sia in quelli con altri disturbi del genere (si pensa ad esempio che siano proprio anomalie nella formazione dell’ippocampo ad agire in malattie come l’autismo, la schizofrenia e l’epilessia).

Si è dunque verificato che la mancanza di PSD-95 porta a deficit cognitivi e di memoria nei topini utilizzati per lo studio della sindrome dell’X fragile. Parallelamente, la perdita di proteine molto simili a PSD-95 porta a grandi deficit di memoria nell’uomo.
La scoperta di tale collegamento tra FMRP e PSD-95 è perciò di grande rilevanza per i processi mnemonici, ciò che ha portato i ricercatori a concludere che alcuni degli effetti della sindrome dell’X-fragile possono essere il risultato di una riduzione di RNA messaggeri i quali giocano un ruolo chiave sia nello sviluppo del cervello che nei processi della memoria. 

Lo studio è stato svolto a Roma presso la Fondazione Santa Lucia e l’Università di Tor Vergata, in collaborazione con Seth Grant e Kristen Dickson dell’Università di Edimburgo e il gruppo di Giovanni Neri dell’Università Cattolica di Roma.
I risultati saranno pubblicati nel prossimo mese di maggio dalla prestigiosa rivista «Nature Neuroscience» e sono già disponibili online sul sito del periodico.
Da segnalare infine che il lavoro di Claudia Bagni è stato finanziato da Telethon – con il sostegno di Artigiancassa – dal Ministero dell’Università, da quello della Salute e dall’Associazione Italiana Sindrome X-Fragile.

*Responsabile dell’Ufficio Stampa della Fondazione Santa Lucia di Roma (fm.amadio@hsantalucia.it).
**Responsabile dell’Ufficio Stampa del Comitato Telethon Fondazione ONLUS (fd_uberti@telethon.it).

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